25.3.07

L’orso di Trento come la sirenetta di Copenhagen

Manifestazione nazionale a Trento sabato 21 aprile:
Guai a chi tocca i centri sociali!

Questa sera nuova iniziativa a Trento. Gli attivisti del Centro Sociale Bruno, partendo dal piazzale ex Zuffo, hanno dipinto di rosa l’orso - segno del gemellaggio tra Trento e Berlino Charlottenburg-Wilmersdorf - posizionato in una rotonda stradale a poche centinaia di metri dallo stabile del Centro Sociale.
Ai piedi dell’orso, simbolo della libertà di movimento attaccata dallo sgombero di mercoledì mattina, hanno posizionato un cartello che dice: "Da Copenaghen a Trento guai a chi ci tocca. Saluti da Trento." L’orso di Trento come la sirenetta di Copenaghen.
Questa è la cartolina che Bruno vuole inviare a tutti i Centri Sociali d’Italia e d’Europa, in questo momento sotto attacco, invitandoli alla manifestazione che si terrà nella città di Trento sabato 21 aprile.

Da Copenhagen a Trento i Centri Sociali non si toccano!



"Finché si è inquieti si può stare tranquilli" J. Green

Global Project Trento

Galleria d’immagini

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Anagrammando un cognome a caso...mentre ascoltavo MTV: il mio RAP nasce così:

Il sindaco della città
è un uomo con le palle
di un chinchillà.
Come un marinaio le promesse lui fa
e come un vecchio prete gli scherzi ti fa.

PACHER PACHE RAP PACHER PACHER CHE RAP!!!

Nella città di Trento
ci sono molti luoghi
e i giovani del Bruno
ne hanno preso uno.

Sono dei ragazzi molto vivi e sani
e se c'è qualche problema
non si lavano le mani.

PACHER PACHE RAP PACHE PACHER CHE RAP!!!

Forza cari amici!
resistete nella lotta
Ma attenti alle promesse
di qualche figlio di mignotta!

PACHER PACHE RAP PACHER PACHER CHE RAP!!

Anonimo ha detto...

...ho seguito la vicenda sul sito di Global.
che dire..."ho occupato un centro sociale...e lo rifarei".
Saluti.

Anonimo ha detto...

Riporto dal Trentino del 27 marzo:

Rosa, simbolo della rivoluzione soft

Il movimento s’allarga da Copenhagen a Trento: sociologi e critici d’arte s’interrogano



Mario Diana: «Ogni gruppo o partito ha bisogno di darsi una rappresentazione che lo identifichi immediatamente»

di SANDRA MATTEI

C’è stata l’era degli arancioni, le fasi azzurra e rosa di Picasso, il movimento verde. Da sempre i colori sono il segno distintivo più immediato per identificare una posizione politica, un’espressione artistica, uno stato d’animo. E nell’epoca delle ideologie il rosso e il nero hanno avuto un valore assoluto, un uso sostantivato dei termini, per indicare due mondi contrapposti, due filosofie di vita.
Ed allora come interpretare oggi la rivoluzione rosa, che parrebbe significare di primo acchito un qualcosa di annacquato, sottotono e riduttivo com’è tutto quello che si definisce aggiungendo l’aggettivo rosa? Pensiamo alla cronaca rosa, alla letteratura rosa, alle quote rosa. Insomma, qualcosa di poco convincente, anche se è vero che la cronaca rosa ha invaso ormai i giornali più paludati (vallettopoli insegna) e che vien quasi voglia di rimpiangere il sentimentalismo alla Liala, di fronte a tanto scadimento dei rapporti nel mondo massmediatico dei nostri giorni, dove tutto si riduce a vendere immagine e a vendersi per apparire.
Che dire poi delle quota rosa, una parola d’ordine che torna ciclicamente, ma ha tanto il sapore della concessione dettata dalle regole politiche, da sempre maschili? Una concessione, per altro mai passata, che non risolve comunque tutti i limiti per i quali le donne trovano ancora difficoltà a dedicarsi alla politica e che perciò è vista con sospetto dal movimento femminista.
Insomma: perché il rosa va tanto di moda, se i presupposti sono questi? Due pagine dell’inserto domenicale di La Repubblica della scorsa domenica ci chiariscono che è in atto un revival del rosa che, scrive Jacaranda Caracciolo Falk «è il color dell’ottimismo che, in tutte le infinite sfumature, dal cipria allo shocking, dal cosiddetto rosa Schiapparelli al magenta, non è mai stato tanto in auge». Ma il fatto che sia diventato così di moda, non dovrebbe essere sospetto?
Non concorda Federico Zappini, leader dei no global nostrani, che hanno seguito l’esempio degli omologhi danesi, dipingendo di rosa l’orso Bruno dell’aiola di San Lorenzo. «Il movimento pink - spiega - vuol identificare la lotta di tutti quelli che rivendicano spazi sociali, voglia di partecipare alle decisioni più controverse come la Tav in Piemonte, il Dal Molin a Vicenza. Ci siamo ispirati al movimento di Copenhagen, che ha dipinto la Sirenetta di rosa per protestare contro lo sgombero della casa della gioventù. Il rosa è ironico e richiama il movimento contro la guerra». Non a caso i no global del Centro Bruno annunciano che per la manifestazione nazionale dei centri sociali a Trento del 21 aprile, il loro simbolo sarà un manifesto interamente rosa, con slogan acclusi, come sintesi di un percorso in cui si riconoscano tutti i movimenti dei centri sociali. Sarà stampata inoltre una cartolina con l’orso rosa, che sarà il simbolo della loro lotta.
Questa la spiegazione dei protagonisti della pink revolution. Ma cosa ne pensano gli addetti ai lavori, che i movimenti li studia? Ne abbiamo parlato con Mario Diana, preside di Sociologia e con Piergiorgio Rauzi, che ha insegnato Sociologia della conoscenza fino a pochi mesi fa. Afferma Diana: «L’osservazione banale è che ogni movimento ha bisogno di una rappresentazione immediata, in un momento in cui i riferimenti ideologici sono venuti meno. Nel caso del movimento no global, scatta il meccanismo di imitazione rispetto alla protesta di Copenhagen. I colori servono a fissare l’attenzione, condensano l’attore del messaggio, nel bene e nel male».
Piergiorgio Rauzi individua nel rosa il colore simbolo del femminile e si spiega così questa scelta: «Per analogia, identificarsi nel rosa è rivendicare una differenza, così come nel caso del movimento delle donne. Anche per i no global, la scelta di un colore sfumato, più tenue, penso abbia una connotazione non violenta».
E sul fronte artistico, che significato hanno i colori? «Tra 700 e 800 - afferma Fabio Cavallucci della Galleria Civica di Trento - ci sono stati artisti che hanno elaborato la teoria dei colori, associandoli alla musica. Ma è un discorso superato, piuttosto il gesto dei no global di dipingere l’orso richiama la street art, la necessità di sfogare la propria creatività all’esterno, per strada e sui muri».

Anonimo ha detto...

Martin Luther King, Mahatma Ghandi, Ernesto Guevara de la Serna.
Tra i primi due il collegamento è abbastanza evidente, col terzo forse può sorgere qualche problema.
Questi tre personaggi, ognuno grande a modo suo, hanno in comune tre cose: anzitutto, un sogno. Per King fu un'America senza pregiudizi razziali, per Ghandi fu un'India indipendente, per il Che fu un'America Latina unita. In secondo luogo, tutti e tre hanno lottato per tutta la vita in nome di quel sogno. Infine, nessuno dei tre ha vissuto abbastanza da vederlo realizzato, ma dalla loro esperienza sono nati centinaia, migliaia di movimenti sparsi per il mondo che continuano oggi la lotta che loro hanno iniziato.
Che cos'è un sogno?
Un sogno è come l'orizzonte. Tutti, prima o poi, lo contemplano, attirati e quasi avvinti dal suo fascino misterioso. E tutti, nessuno escluso, sanno che non si può raggiungere.
Perciò molti si rassegnano e si siedono a contemplarlo, con la tristezza negli occhi.
Alcuni, tuttavia, si ribellano all'inevitabilità delle cose, e pur sapendo nei loro cervelli che stanno per intraprendere una strada che non avrà mai fine, nei loro cuori alberga la ferrea volontà di tentare, di andare avanti. Così si mettono in cammino, contro la ragione, contro ogni logica e raziocinio, alla ricerca di qualcosa che esiste soltanto in un'ora imprecisata tra il sonno e la veglia.
E, quando un giorno la loro ricerca dovrà arrestarsi, pur senza aver trovato ciò che andavano cercando, quali splendidi paesaggi saranno il bottino dei loro occhi stanchi?
Quali tesori di conoscenza avranno conquistato, solo per aver avuto il coraggio e la forza di tentare, di desiderare, con tutta l'anima, l'imposibile?
Non si può raggiungere l'orizzonte, così come non si può realizzare un sogno, e tuttavia vale sempre la pena di tentare, perché anche se ciò che si incontra lungo il cammino non è che una scintilla, quella sola scintilla scalda il cuore e l'anima con l'intensità di tutte le stelle del cielo.

"[...]E se sarà solo un canto disperato, canterò fino alla fine, perché perseverare è diabolico, ma è comunque meglio che desistere." (Anonimo)

Anonimo ha detto...

Riporto una lettera dal Trentino:

I giovani no global
portatori di valori

UN COMMENTO è tutto quello che vorrei da parte dei nostri quotidiani locali, sulla faccenda Csa Bruno. I vostri giornalisti conoscono il posto. Possono dire se lo hanno visto frequentato da spacciatori, drogati, sballati o ubriachi.
Possono spiegare come sono state gestite le trattative col Sindaco (ora ha detto che con il Csa Bruno non parlerà più, probabilmente perché impegnato in trattative con Divina, Giuliana, Malossini).
Possono dire come è stata trasformata, altro che "sporchi nullafacenti", e pulita quella casa abbandonata e cadente. E tutto questo lo sa anche la Digos. Possono dire che i nostri "disobbedienti" si fermano al semaforo rosso, pagano il biglietto dell' autobus, fanno la raccolta differenziata e cercano di allestire una biblioteca recuperando libri usati. Possono dire che bloccare una rotonda per dieci minuti, occupare il cortile del Comune per fare assemblea, colorare di rosa una statua, sono cose inammissibili per un Paese che ha avuto ed ha un Berlusconi a capo del partito più votato. Possono dire quanto valgono i giudizi di picchiatori fascisti e i moralismi di certe persone. E soprattutto potrebbero evitare quelle deliranti lettere di gentucola disagiata ed inconsapevolmente (?) fascista che si lamenta per essere stata bloccata in macchina, che vorrebbe murarli dentro (i no-global), che vorrebbe fare piazza pulita, che reclama il ripristino immediato della legalità (sic!). Gente sempre pronta a condannare i deboli, ad inchinarsi ai potenti, per poi andare a messa la domenica. Gente che si è venduta, gente che non vede. Gente che è sempre di più, anche grazie a voi. Speriamo solo che questi ed altri ragazzi, salvati dal miraggio dei soldi facili, dall'happy hour e dallo sballo del sabato sera, resistano e creino l'avanguardia di quell'onda che ci sommergerà, altrimenti saremmo tutti schiavi di pochi. Non sarà così, ma non ditelo, né a me né a loro.
Giorgio Maestri TRENTO

Anonimo ha detto...

Proposta

Dal 30 maggio al 3 giugno a Trento c'e' il
Festival dell'Economia (lautamente sponsorizzato dalla provincia, se non ricordo male il costo dell'evento l'anno scoros e' stato 400.000 euro!)

Il tema e' capitale sociale, capitale umano.
Tra tutti i relatori, e' possibile trovarne uno che in un suo articolo abbia scritto qualcosa come "i centri sociali aumentano il capitale sociale del luogo ove sono ubicati". Mi sembra una cosa cosi' semplice e ragionevole che almeno uno dei relatori potrebbe averlo sostenuto in passato.

A quel punto si potrebbe sventolare la cosa sotto il naso dei politicanti dicendo "vedi non siamo noi sporchi nullafacenti a dirlo ma uno dei super esperti che hai attirato tu col tuo budget da 400.000 euro".

Che ne dite della proposta?
Chi si butta nella ricerca?

tired ha detto...

fonte: il Trentino del 28.03.’07
A Trento a riprenderci il centro sociale
Global Project Trento - Mercoledì 28 marzo 2007

I Disobbedienti veneti pronti per il raduno del 21 aprile
Forza Italia in fibrillazione dopo le ultime incursioni dei giovani del Csa Bruno

TRENTO. La parola d’ordine è: «Riprendiamoci il centro sociale Bruno». Da Padova, dove i Disobbedienti combattono la battaglia contro la giunta Zanonato, parte la solidarietà con i fratelli trentini del «Bruno» sgomberati dall’ex Zuffo. I compagni veneti preparano la calata su Trento: il 21 aprile saranno alla manifestazione dei centri sociali per protestare contro l’amministrazione Pacher colpevole della chiusura del centro autogestito. L’evento ha già messo in fibrillazione Forza Italia, che ieri ha presentato un question time. E il sindaco ha assicurato un collegamento strettissimo con le forze dell’ordine. «Ho appreso anch’io di questa manifestazione dalla stampa - ha risposto in aula Alberto Pacher - e posso assicurare che seguiremo gli sviluppi con particolare attenzione insieme agli organismi deputati alla sicurezza e all’ordine pubblico per evitare che la città viva una giornata di tensione».

Le ultime azioni messe in campo dai Disobbedienti nell’ultima settimana - il blocco della tangenziale, l’occupazione di palazzo Thun, la vernice spruzzata in via Belenzani, l’orso della rotatoria di San Lorenzo pitturato di rosa - preoccupano Forza Italia: «Apprezziamo il pugno di ferro che l’amministrazione ha adottato dopo le ultime incursioni di questi signori contro quello che è il patrimonio dell’intera comunità - hanno detto Luigi Merler e Giorgio Manuali - ma se l’evento annunciato per il 21 aprile sarà confermata chiediamo al sindaco, quale primo responsabile dell’ordine pubblico, di impedire con ogni mezzo qualsiasi manifestazione di questo tipo».
Ma il raduno del 21 aprile a Trento è invece già ben segnato sull’agenda degli attivisti dei centri sociali. La conferma è arrivata ieri da Padova, dove i Disobbedienti del centro sociale Pedro hanno lanciato la sfida al sindaco Flavio Zanonato che vorrebbe chiudere il centro sociale. «Siamo pronti a resistere un minuto più di loro», hanno avvertito ieri i leader nel corso di una conferenza stampa ospitata nella sala gruppi di una consigliera dei Verdi. La Digos e due camionette della Celere sono arrivate solo a conferenza stampa finita. I Disobbedienti hanno annunciato un’assemblea pubblica il 19 aprile con Toni Negri, Luca Casarini (portavoce dei centri sociali del Nord est) e Gianfranco Bettin (consigliere regionale dei Verdi).
Si sentono in trincea, accusano la giunta di «tradimento» e citano il caso di Trento, con il centro sociale Bruno appena sgomberato da una giunta di centrosinistra: «Il 21 aprile - annunciano Max Gallob e Nicola Grigion - saremo a Trento per riprenderci il centro sociale Bruno». Anche quelli del Pedro distribuiranno le cartoline con l’orso di legno della rotatoria di San Lorenzo che i Disobbedienti, dopo lo sgombero dell’ex Zuffo, hanno dipinto di rosa come la sirenetta di Copenhagen.
La sfida dei centri sociali ai «sindaci sceriffi» è lanciata. E lo spiegamento di polizia e carabinieri ieri davanti a palazzo Thun per il consiglio comunale è il segnale che per il 21 aprile sarà stato di massima allerta.
(ch.be.)