23.8.11

Rovereto > Martedì 30 agosto > Assemblea No al Giro della padania!



Venerdì 9 e sabato 10 settembre alcune strade del Trentino saranno attraversate dal Giro della Padania: un'iniziativa fortemente voluta da Bossi e dal suo partito, una gara di bici dal sapore propagandistico attraverso la quale si vuole legittimare un territorio inesistente.

L'evento sportivo avrà inizio il 6 settembre a Paesana, in provincia di Cuneo, dove la settimana successiva Bossi preleverà l'acqua delle sorgenti del Po in un'ampolla, mentre la quinta e ultima tappa si svolgerà tra Rovereto e Montecchio Maggiore (Vicenza) “stranamente” poco prima della tradizionale Festa dei popoli padani a Venezia, dove avranno luogo gli ormai noti deliri dei leaders legisti.

Con questo Giro, inserito nel calendario ufficiale dell'UCI (Unione Ciclistica Internazionale), la Lega Nord, camuffata da amante del ciclismo, punta a recuperare quel margine di consenso che ha perso, non riuscendo più a mantenersi come forza politica di “lotta e di governo”.

Data la sua presenza nel governo di “Roma ladrona”, in vari ministeri e nella gestione del potere (dai consigli d'amministrazione, ai comuni, alle province fino le regioni), i leghisti sono ormai percepiti come Casta. Di fronte a politiche economiche disastrose, con tagli sempre più pesanti al welfare, a un complessivo impoverimento dei lavoratori e una brutale precarizzazione delle vite, i leghisti cercano rozzamente di distogliere l'attenzione dalla crisi tornando a sproloquiare su secessione e identità etnica.

Ci troviamo davanti a un altro loro esplicito tentativo di far riconoscere la legittimità di quella che chiamano Padania: un territorio i cui confini non sono rintracciabili sulle mappe, ma che nelle loro menti serve a escludere il diverso in un percorso nel quale il partito è riuscito a istituzionalizzare il razzismo contro i migranti attraverso leggi come la Bossi-Fini, i rimpatri forzati verso l'ex alleato Gheddafi e la carcerazione preventiva nei cosiddetti C.I.E. (Centri d'Identificazione ed Espulsione).

Se invece comunità intere scelgono di opporsi alla distruzione del territorio causata da opere come la TAV in Val di Susa, quelli del “Paroni a casa nostra” non si fanno problemi a reprimere le proteste con l'uso della forza militare.

La bandiera dell'intolleranza è sempre ben alzata a livello nazionale e anche a livello locale i suoi discepoli non perdono un giorno per inscenare proteste indegne contro gli immigrati e i mendicanti, arrivando addirittura a rifiutarsi di ricordare dei bambini morti in un rogo solo perché rom.

Il “Giro della Padania”sarà quindi anche spazio di intolleranza oltre che vetrina di un'idea separatista che è tanto ridicola quanto pericolosa.

Ci indigniamo infine per un uso distorto dello sport, poiché crediamo in una pratica sportiva che non si faccia carico di istanze separatiste e che non sia assoggettata ad un partito razzista.

Sosteniamo infatti che lo sport, quello buono, sia inconciliabile con i presupposti leghisti: lo sport è vero se è quello che fa dell’uguaglianza, del rispetto dell’avversario e della fratellanza universale i propri portabandiera. Crediamo così in una pratica sportiva che sia portatrice di valori inclusivi, di partecipazione e di rispetto per tutte e tutti, in modo da divenire immuni ai discorsi leghisti e che vada così a contrastare chi predica quotidianamente la paura e l'odio per il diverso.

Invitiamo quindi tutta la cittadinanza ad un'assemblea pubblica martedì 30 agosto alle 20.30 presso l'Auditorium del Brione a Rovereto, per ricercare una comune presa di posizione e per dare spazio alla nostra indignazione nei confronti di un evento sportivo che è frutto di interessi elettorali ed economici e che pubblicizza l'idea di un territorio inesistente fondato sul disprezzo dell'altro.

Per un Trentino antirazzista e accogliente, diciamo NO al Giro dell'intolleranza!

Per aderire all'appello:

16.8.11

26/08 > 11/09 - Festival No dal Molin per i beni comuni -


Il Festival NoDalMolin che si aprirà il prossimo 26 agosto sarà dedicato ai beni comuni: a partire dalla conquista del Parco della Pace da parte della città, infatti, i tanti dibattiti previsti proveranno a costruire un filo conduttore che va dal territorio all’acqua, dalla pace alla democrazia, tentando di continuare a immaginare collettivamente pratiche nuove di comunità.

La vicenda Dal Molin, del resto, racchiude in sé tutte le crisi del nostro tempo, a partire da quella ambientale, con la devastazione del territorio e della falda acquifera, e da quella democratica, con l’imposizione e l’inganno legalizzato. Parlare di beni comuni significa cercare strumenti nuovi capaci di tutelare gli elementi vitali dalla devastazione e dal saccheggio che, in questi anni, abbiamo visto all’opera anche a Vicenza.

In questo senso, il Festival NoDalMolin per i Beni Comuni vuol essere un grande laboratorio di cittadinanza e una fucina di idee capace di sperimentare quella partecipazione che nella vicenda DalMolin abbiamo visto negata e oltraggiata. Di fronte a un territorio militarizzato e cementificato, mettere al centro i beni comuni significa continuare a immaginare una città libera dalle servitù militari e capace di costruire il proprio domani a partire dalla tutela del territorio e del suo tessuto urbano e sociale; significa guardare al Parco della Pace come alla metafora di una città che si cambia a partire dalle mobilitazioni e dalla partecipazione dei propri cittadini. Significa, infine, continuare a dire democrazia in un tempo nel quale da troppe voci si sente parlare di imposizione.

GUARDA IL PROGRAMMA COMPLETO SUL SITO www.nodalmolin.it

STAY TUNED!