30.10.06

Il 4 novembre e l’altro movimento

Il prossimo 4 novembre si svolgerà a Roma una manifestazione nazionale che ha come slogan "Stop precarietà ora!".
Il tema, quello della precarietà della vita imposta da politiche neoliberiste le quali, come è oggi evidente, non sono di esclusiva gestione dei governi di centrodestra, è quanto mai attuale e giusto. Ma dalla prima assemblea del comitato organizzatore, l’8 luglio, ad oggi moltissime cose sono cambiate.
Noi riteniamo, a tal proposito, che il non voler adeguare la piattaforma di questa manifestazione alla realtà nasconda non solo i limiti di un percorso eterodiretto e non autonomo, ma anche un’operazione politica pericolosa a danno dei migranti, dei precari e di tutti coloro che lottano per una migliore qualità della vita.
Il 4 novembre, all’inizio, voleva incalzare il neoinsediato governo Prodi, ponendo come imperativo l’abolizione delle tre leggi berlusconiane per eccellenza: Moratti, Bossi-Fini, Biagi. Oggi il governo Prodi ha già ribadito, con atti politici e non con parole (decreti legge, Finanziaria, etc.) che seguirà il solco tracciato da quelle tre leggi.
In particolare, stiamo assistendo a una vergognosa beffa giocata sulla pelle dei migranti. I CPT rimarranno e anzi ne verranno costruiti di “speciali” e non ci sarà nessuna regolarizzazione generalizzata. La scuola e il ciclo della formazione saranno penalizzate dalla Finanziaria, a danno di insegnanti e studenti. L’università idem, con buona pace dei ricercatori precari che continueranno a rimanere tali.
E non vi è traccia di interventi che "cambino rotta" sulla realtà dei lavoratori e lavoratrici precari, intermittenti, interinali, a tempo determinato.
Tutto rimane nella direzione neoliberista, anche l’aumento delle spese militari e per la guerra. Ora, a fronte di ciò che sta avvenendo, è o no il governo Prodi la vera controparte di un movimento che si pone il problema di trasformare la realtà dello sfruttamento?
E se sì, come crediamo, che senso ha fare una manifestazione con una piattaforma tutta rivolta al passato, come se il problema fosse ancora Berlusconi, con pezzi di governo e partiti della sua maggioranza che si sbracciano ad aderire e a mettere il timbro su questa mobilitazione? Pensare che sia una svista dei promotori sarebbe gentile, ma non sembra corrispondere al vero.
Il 4 novembre, una volta annullata la sua capacità conflittuale e di autonomia da governi e partiti, servirà allora come "rappresentazione" politica, utile alle battaglie interne di partito e di governo. Noi crediamo che un altro movimento sia possibile.
Dopo aver visto, in Francia, cosa significa una moltitudine che impone alla politica i cambiamenti, guardiamo quindi con grande interesse allo sciopero dello scorso 6 ottobre che ha portato a Roma trentamila precari della pubblica amministrazione e alle lotte autorganizzate, come quelle dei call center. Guardiamo al prossimo 17 novembre, giorno dello sciopero generale indetto da tutti i sindacati di base contro il governo. Alle azioni dirette contro i CPT in tutta Europa. E’ certamente questo il terreno, soggettivo e sociale, attraverso il quale può svilupparsi l’altro movimento.
Un terreno indipendente dal governo, che costruisce nei territori vertenze e conflitti veri e che non delega a nessuno la propria rappresentanza. Che punti a degli obiettivi chiari e in tempi come questi, densi di mistificazioni e cortine fumogene, tempi in cui si sente dire tutto e il contrario di tutto da ministri dello stesso governo, è meglio guardare ai fatti. Vi è un dibattito aperto sul 4 novembre, ed è bene esplicitarlo.
Così com’è il 4 novembre è contro i precari! Il nostro problema è allora impedire le operazioni politiche che piovono dall’alto, esprimere una critica radicale che arrivi finalmente a una rottura concreta con tutti quelli che al mattino sono al governo e al pomeriggio all’opposizione di sé stessi.
Rottura innanzitutto con la logica concertativa, che è il contrario dell’autonomia e del conflitto. Per quello che vediamo oggi quell’appuntamento rimane chiuso nella gestione delle segreterie dei partiti del governo.
Noi non vogliamo esserne complici. Se qualcosa cambiasse lo verificheremo collettivamente, ma a partire dall’idea di poter costruire quella data, dopo che è stato scippata a tutti, come una manifestazione contro il governo, libera e determinata. Ma al di là di cosa fare e come, che sarà risolto dalla decisione di tante e tanti, l’importante per noi è dare voce a un dibattito che ponga al centro l’urgenza di costruire nuovi percorsi, sociali e politici, tirandosi fuori dal pantano di una fase che è finita. L’altro movimento è non solo possibile, ma necessario.

Area condivisa della disobbedienza sociale
Riferimenti regionali: Veneto - Centri sociali nord-est, ADL - federata RDB / Emilia Romagna - CSO TPO (BO) / Lombardia - Cantiere (MI) / Piemonte - CSO Crocevia (AL) / Trentino - CSA Bruno (TN)/ Friuli VG - CSO Clandestino

22.10.06

Solidarietà all'occupazione dal Gruppo Neruda

Vorrei interrompere il silenzio sull’occupazione della costruzione ex Zuffo, rotto solo dalla richiesta di sgombero forzato e di denunce, venute da forze politiche che hanno sempre brillato per le loro prese di posizione all’insegna dell’intolleranza e del razzismo. Mi pare che la questione si incardini sul contrasto fra legalità e libertà (intesa come possibilità, al singolo, ai gruppi, alla collettività, di esprimere tutte le proprie potenzialità). Questi giovani che per comodità chiamerò “no global” è noto che avevano un paio d’anni fa occupato l’edificio ex Zuffo da molti anni abbandonato e lo avevano lasciato dopo le assicurazioni del comune di trovare per loro uno spazio di attività, di confronto, di creatività. Le promesse non sono state mantenute dall’amministrazione pubblica e i giovani hanno lo scorso occupato la palazzina Liberty, nel cuore di Trento, anch’essa da anni tristemente abbandonata.
Nei giorni dell’occupazione l’ho visitata, ho dialogato con gli organizzatori dell’occupazione, mi sono reso conto dello spreco di ampi e preziosi spazi affacciati su Piazza Dante, destinati dal Comune all’iniziativa privata della ristorazione in altre parole non all’utilità pubblica ma privata (di ristoranti nella città non cene sono fin troppi?). Dopo lunghe e stringenti trattative i ragazzi hanno lasciato anche questo edificio, con la rinnovata promessa che si sarebbe trovata per loro una sede. Sono passati molti mesi ma non se ne è fatto niente. Così a mio avviso giustificatamene, questi giovani hanno rioccupato l’ex Zuffo, dichiarando che sono intenzionati a rimanerci.
Nella quasi quarantennale attività del Gruppo Neruda (nato agli inizi del fatidico 1968) più volte ci siamo trovati ad offrire il nostro appoggio ad iniziative che avevano “rotto la legalità” formale, dando i nostri spettacoli in fabbriche occupate, parchi occupati, ecc.
C’eravamo, ad esempio, negli anni’70, nel parco di S. Marco strappato dall’iniziativa popolare dopo oltre due anni di lotte; nel parco di Santa Chiara, “illegalmente” occupato dai comitati di quartiere e dal “popolo di sinistra”, sottratto alla speculazione. Queste lotte, questa “rottura della legalità” hanno regalato perpetuamente alla città due preziosi parchi urbani, li hanno regalati a tutti, anche a quelle forze di interesse che si fanno scudo della legalità, che denunciano “l’illegalità” salvo utilizzarne anche i loro frutti. È così che dichiaro, come presidente del gruppo “Neruda”, di essere dalla parte di questi ragazzi, della loro occupazione e delle loro più che legittime richieste (se nelle loro iniziative anche culturali vorranno utilizzare il Gruppo “Neruda”, ne saremo lieti).
Mi piacerebbe anche se su questa questione si aprisse un dibattito della città: personalmente sono convinto che la maggior parte dei cittadini sarebbe dalla parte delle richieste di questi giovani che hanno dimostrato (in un tempo d’inerzia colpevole, di volgarità e idiozia da “reality show” com’è il nostro) iniziativa, coraggio, creatività. In ogni caso le denunce, lo sgombero forzato sarebbero a mio avviso una macchia nera per la città.

Renzo Francescotti, Presidente Gruppo “Neruda”

21.10.06

dal Trentino del 21.10.'06: Nessun reato per i disordini alla festa della Repubblica, fu un legittimo dissenso

Fischi contro la bandiera, assolti i no global
Ribaltata in appello la sentenza di primo grado chiusa con cinque condanne

TRENTO. Fischiare la bandiera o il discorso del presidente della Repubblica, srotolare uno striscione contro l’esercito, «occupare» piazza Duomo nel corso della Festa della Repubblica non è reato. Lo ha stabilito ieri la Corte d’appello di Trento che ha assolto cinque no global dall’accusa di manifestazione non autorizzata per i disordini alle manifestazioni del 2 giugno del 2004. I giudici di secondo grado hanno ribaltato la prima sentenza che aveva condannato tutti e cinque gli imputati. L’accusa per tutti era la solita: manifestazione non autorizzata. Insomma: lì in piazza a contestare le celebrazioni quei disobbedienti non dovevano starci. Eppure un gruppo di loro si organizzò per bene portando scompiglio alla manifestazione. Poco prima dell’inizio della celebrazione in piazza Duomo arrivarono decine di no global, Disobbedienti in testa. In quei giorni c’era un clima di tensione per i precedenti episodi al Teatro Sociale, alla cerimonia per il 25 aprile e al «Moratti Day». Sul pennone montato per ospitare il tricolore italiano spuntò una bandiera della pace (poi tirata giù a forza di strattoni dalle forze dell’ordine), da una stanza dell’Hotel Venezia venne calato uno striscione con la scritta «L’Italia è in guerra. Assassini». E poi slogan contro i militari presenti e fischi durante la lettura del discorso del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Questi - in estrema sintesi - i fatti. Fu una manifestazione organizzata a tavolino (e non autorizzata) o un legittimo dissenso espresso durante una cerimonia pubblica che quindi non necessitava di alcuna autorizzazione? Il giudice Forlenza, in primo grado, credette alla ricostruzione dell’accusa, ritenendo che quelle decine di persone fossero presenti per partecipare ad una manifestazione organizzata da Donatello Baldo, Denis Giordano, Tommaso Iori, Antonino Mancini e Manuel Gilardini. Tutti e cinque vennero condannati - come richiesto dal pubblico ministero - a dieci giorni di reclusione, pena commutata in un’ammenda di 380 euro. In primo grado quel verdetto - in un volantino diffuso dai giovani della Tana - venne definito «una sentenza politica contro chi partecipi in modo critico e non allineato alla vita politica e sociale». Questa tesi, in sostanza, è stata riproposta in appello dall’avvocato Nicola Canestrini che ha spiegato come gli imputati quel giorno affollarono la piazza Duomo per partecipare alle celebrazioni del 2 giugno. «Andarono lì per partecipare ad una manifestazione di pace, come dovrebbe essere la festa della Repubblica italiana, ma si trovarono di fronte le forze armate schierate. A questo punto decisero di manifestare il loro dissenso fischiando la bandiera italiana e il discorso del presidente». Questa, in sintesi, la linea difensiva dell’avvocato Canestrini che - di fatto - esclude la preparazione di una «contro-manifestazione». La tesi ha convinto il collegio presieduto da Tito Garriba che ha assolto gli imputati con la formula più ampia: per non aver commesso il fatto. Una decisione accolta con gioia dalla decina di no global presenti in aula e che apre grossi varchi anche per i prossimi processi che vedono disobbedienti imputati per analoghe vicende.
LUCA PETERMAIER


Approfondimenti:

- 2 giugno 2004: Via i plotoni dalle nostre piazze! - La cronaca del 2 giugno
- 9 maggio 2005: Condannati 5 attivisti per i fatti del 2 giugno 04
- 1 giugno 2005: Condannati 12 attivisti, il 2 giugno tutti in piazza
- 3 giugno 2005: Il dissenso non si arresta

20.10.06

Prime iniziative al CSA Bruno, se ci sgomberano torneremo!

Prosegue bene all’insegna della partecipazione dal basso l’occupazione dello stabile ex Zuffo oramai divenuto per la città il CSA "Bruno". Da mercoledì gli attivisti stanno ristrutturando l’edificio e già una buona parte è stata resa agibile alle persone che numerose hanno partecipato alla serata di inaugurazione e all’iniziativa antiproibizionista di mercoledì 18.
Lunedì 16 l’assemblea pubblica ha deciso collettivamente di rimanere nello spazio e che una forma di mediazione col Comune può partire solo con gli occupanti all’interno dell’edificio. L’assemblea ha poi confermato che in caso di sgombero inizieranno mobilitazioni per tornare ad occupare lo stabile proponendo anche un’appello per una manifestazione nazionale a Trento.
Domani, in collegamento col seminario IWW (Invisible Workers of the world) di Firenze, si terrà una cena "no border" con la comunità migrante.

18.10.06

dal Trentino del 18.10.'06: Nessuna denuncia ma mediazione.

TRENTO. Un’assemblea alla quale hanno partecipato un centinaio di persone ha salutato la prima settimana di occupazione all’ex Zuffo dove martedì scorso è nato il centro sociale autogestito. Un’assemblea nella quale è stato deciso quello che era stato annunciato: si resta nello stabile e in caso di sgombero, sono tutti pronti a rientrare. Dall’altra il Comune continua a prendere tempo. Non è stata ancora depositata la denuncia che avrebbe come effetto quello di portare le forze dell’ordine ad organizzarsi per far uscire gli occupanti dall’edificio abbandonato. Non è stata presentata e, come si spiega in Comune, non ci sarebbe intenzione di farlo. A meno in tempi brevi.
La strada che palazzo Thun ha deciso di percorrere è quella della mediazione, del dialogo con chi ha occupato per cercare una soluzione che possa, in qualche modo, andare bene ad entrambe le parti. Un atteggiamento che all’ex Zuffo piace ma chiariscono: «La mediazione deve essere fatta con noi dentro l’edificio. Per due volte siano usciti da stabili che avevamo occupato (lo stesso ex Zuffo e poi la palazzina Liberty) con la promessa che si sarebbe trattato e si sarebbe cercato uno spazio alternativo e per due volte siamo stati traditi. Questa volta non deve succedere». E ribadiscono: «se ci sgomberano, siamo pronti a tornare ad occupare».
Intanto la vita al csa Bruno (così chiamato in ricordo del figlio di Jurka ucciso in Baviera) va avanti. Ci sono dei problemi logistici legati al fatto che l’edificio non è servito né dall’acqua né dall’elettricità. La Trenta, la società che eroga i servizi, è pronta a fare gli allacci ma per questo serve il via libera (chiesto a gran voce dagli occupanti) da parte del Comune. Intanto ci si arrangia come si può. C’è una stufa che scalda e si stanno tamponando le finestre - prive di vetri - per cercare di tenere fuori il più possibile il freddo. Praticamente ristrutturate le sue stanze al piano terra (una è grigia, l’altra rossa) e sono iniziati i lavori in una parte del piano superiore. Per gli arredi, gli occupanti si sono rivolti indirettamente al Comune. Lunedì pomeriggio, infatti, hanno partecipato all’asta dei beni dismessi acquistando una ventina di sedie per le assemblee e delle poltrone che potranno ospitare i relatori. Il prossimo appuntamento è per stasera con «LegalizeNight».

I need you Bruno

Il 10 ottobre anche noi studenti abbiamo partecipato in tanti all’occupazione della palazzina “ex Zuffo”, anche noi stufi delle continue prese in giro del Comune e di un sistema di istituzioni che non danno spazi alla socialità.
Per gli ultimi 14 anni questo edificio è rimasto abbandonato, vuoto. Nel 2002 i nostri sogni avevano trovato spazio là dentro; dopo quindici giorni però, questo nostro sognare è sembrato troppo ingombrante al Comune, e siamo stati sgomberati.
Rientrando all’ ex Zuffo abbiamo deciso di ridare vita a questo luogo, rendendolo accogliente, bello, simile a noi: aperto, critico e disobbediente. Questo vuol essere Bruno.
Vogliamo che questo spazio dia concretezza all’alternativa che proponiamo.
Ci dicono che siamo cattivi perché siamo “nell’illegalità”: il dato però è che usciamo da tre anni di presenza costante in questa città, in cui abbiamo conosciuto persone, discusso, organizzato centinaia di iniziative pubbliche e concerti. Mantenendo la radicalità che ci contraddistingue abbiamo portato alla luce le contraddizioni di questa città, cercando di dargli voce. Senza usare la demagogia, senza mai cambiare le nostre idee per farle piacere a politici e politicanti.
E a chi ci dice che siamo cattivi, “illegali”, rispondiamo che sono l’amore e la razionalità, e non l’odio e la rabbia che ci spingono a occupare un posto dismesso per farci dibattiti, feste e concerti.
Speriamo che questo diventi il posto in cui esprimere la città che vogliamo, in cui rifiutare le smanie di sicurezza e le paranoie sulla legalità.
Per dare spazio finalmente ai nostri sogni e ai nostri bisogni.

Rete Studenti - Trento

17.10.06

Dall’occupazione un’occasione di conoscenza

Palazzina Liberty ed Ex Zuffo: così può nascere un nuovo rapporto con la città
di MARCO ROSI*

Circa sette anni fa si concretizzò agli occhi del mondo, nell’evento di Seattle, un nuovo movimento di critica e di azione politica su scala transnazionale, capace di mettere in discussione gli assetti del nuovo vivere globale, focalizzando da un lato gli aspetti più perversi dei processi di globalizzazione, ma sottolineando, dall’altro, il nuovo potere civile che una tecnologia e una solidarietà di tipo orizzontale possono sviluppare. È lampante come si possano riconoscere molti errori a quel movimento, dai quali deriva tra l’altro la fase di stasi che oggi lo contraddistingue, almeno a livello nazionale, ma non si può negare che buona parte della nostra consapevolezza attuale di «essere globali nel mondo come un tutt’uno», derivi, volenti o nolenti, da quel tipo di azione politica e dal vasto lavoro di sensibilizzazione che ha operato a tutti i livelli della società. Molti interventi di cooperazione internazionale che oggi vengono portati avanti sul territorio sono figli di quell’ondata di contestazione, così come l’atteggiamento consapevole che ogni giorno tanti cittadini assumono attraverso le loro scelte, a partire dal consumo quotidiano fino ad un impegno di partecipazione sociale attivo e concreto. Questo per dimostrare come la dialettica movimento-istituzioni, se connotata in termini di confronto politico, che a volte può assumere anche toni aspri e conflittuali, contribuisce a creare conoscenza sull’esistente, aprendo alla società nuove prospettive prima poco rappresentabili perché orientate da meccanismi di controllo elitari e poco rappresentativi. Il caso attuale della nascita, nell’area ex-Zuffo, del Centro Sociale Autogestito Bruno ritengo vada seguito in quest’ottica, nella prosecuzione a livello locale dei risultati che si sono raggiunti a livello globale, ma con un aspetto fortemente innovativo: la centratura del territorio come terreno specifico di partecipazione da cui partire per riflettere e agire sul mondo. I progetti portati avanti in questi anni dalle persone legate a tale movimento sono nati, in maniera molto concreta, in relazione ai bisogni della città nei suoi lati più nascosti e trascurati, come nel caso dei senza fissa dimora o della situazione migratoria, prendendo di petto quei problemi che invece altri hanno preferito liquidare con stereotipi o con una non-scelta. Non si può negare che questa spinta partecipativa abbia portato, pur nelle sue contraddizioni, a una nuova conoscenza della città su se stessa, anche con risultati pratici non indifferenti, si prenda l’assistenza fatta in termini di politiche sociali a molte persone in stato di disagio e di difficoltà. La metafora dell’orso Bruno, fortemente trentino, ma che si vuole libero di circolare, spiega bene i contenuti di questa nuova fase di azione politica e offre, in generale, una prospettiva nuova al movimento sulla globalizzazione che può consentire di uscire dalla stasi in cui si è relegato attraverso la svolta pacifista. Partire dalla città per arrivare al mondo appare come un’occasione nuova ed utile per completare il lavoro di conoscenza e cambiamento che la società civile ha messo in atto di fronte alle nuove emergenze del vivere globale. Ma le occasioni vanno colte da parte di tutti gli interlocutori che vi sono coinvolti. E qui entra in gioco la questione dell’illegalità. Occorre evidenziare che un movimento sociale ha spesso la necessità di varcare i confini istituzionali che regolano la pressione e il controllo della cosa pubblica da parte della cittadinanza, per il fatto stesso che tali confini sono bloccati, molto poco permeabili alla spinta partecipativa della società civile. Tale chiusura è dimostrata, ad esempio, nel caso di Trento, dal modo in cui l’amministrazione non ha rispettato i patti dell’uscita dalla Palazzina Liberty nell’occupazione dello scorso inverno, come riportano in questi giorni sui giornali i garanti di quell’accordo. Occorre comprendere che l’illegalità non è una dimensione fine a se stessa, bensì una forma di comunicazione che sottolinea la mancanza di alternative. Per questo deve essere compresa e discussa sul piano politico e solo in questo modo può portare ad una situazione partecipativa che sia costruttiva per la città. Un altro esempio. Anche la recente occupazione creativa del Parco di Gocciadoro è stata illegale. Non è possibile, infatti, dal punto di vista amministrativo, organizzare una manifestazione di una settimana in uno spazio così grande con 52 euro. Tuttavia l’evento nella sua illegalità ha portato più di cinquemila cittadini trentini a confrontarsi con idee nuove e propositive, oltre che a comprendere, di fronte alla nuova e stupefacente vita del parco, l’esigenza di ripensare in maniera più partecipata il proprio territorio. L’illegalità va quindi analizzata come segnale, che va negoziato politicamente innanzitutto per mettere alla prova i «contestatori», per verificare se la rete che hanno creato è aperta e portatrice di contenuti innovativi. Coesione e innovazione sono qualità fondamentali, strettamente legate tra loro, che gli occupanti devono dimostrare alla città, affinché l’occupazione non rischi di trasformarsi in qualcosa di fine a se stesso. Accertati questi due passaggi, uno «a carico» dell’amministrazione e uno «a carico» degli occupanti, la dialettica e la ricerca di una relazione nuova tra movimento e istituzioni non può che essere emancipatoria e portare nuova esperienza ad un territorio che, almeno dal punto di vista politico, è troppo abituato a sonnecchiare.
* ricercatore dei movimenti sociali

14.10.06

Solidarietà al CSA Bruno da Stop Precarietà

Da alcuni giorni nel piazzale Ex-Zuffo è nato il C.S.A. Bruno, un nuovo percorso di autogestione per la città di Trento e per il Trentino. Non possiamo che vedere con felicità che una parte della città decida di riqualificare uno spazio da anni in disuso. E vediamo con ancora più piacere come in questo spazio, che i ragazzi stanno provvedendo autonomamente a ristrutturare, si vogliano riportare all’attenzione di tutti le questioni più critiche che ogni giorni incontriamo nella nostra città: la creazione di nuovi spazi di socialità. la situazioni dei senza dimora e dei migranti, le questioni legate alla precarietà, la contrarietà alle devastazioni ambientali.
Sentendoci vicini agli occupanti del neonato C.S.A. Bruno esprimiamo loro la nostra piena solidarietà, auspicandoci che la politica svolga in pieno il proprio compito non finendo per delegare alle forze dell’ordine la decisione sulla prosecuzione di questa importante esperienza. Catalogare il tutto come una questione di ordine pubblico sarebbe un gravissimo errore; si rischierebbe in questo modo di disperdere un bacino di idee ed energie ed un eventuale sgombero dello stabile segnerebbe il fallimento della proposta di politiche partecipative dell’amministrazione comunale.

Il tavolo Stop Precarietà

13.10.06

Rassegna stampa sul CSA Bruno

fonte: l’Adige del 12.10.’06
Occupazione, il Comune prende tempo

La polizia municipale ha già proceduto ad informare l’autorità giudiziaria dell’occupazione della palazzina ex Zuffo. Ha usato questa formula il sindaco, ieri sera in apertura di seduta in consiglio comunale, per rispondere a due distinte domande di attualità, presentate da Forza Italia e Alleanza Nazionale, che chiedevano come intendesse muoversi l’amministrazione di fronte ad un’occupazione "abusiva e illegale di un edificio pubblico". Una formula interlocutoria, che non spiega fino in fondo la scelta di palazzo Thun. Perchè l’autorità giudiziaria e le forze di polizia si muovano infatti non basta la semplice comunicazione ma ci vuole una querela di parte, a meno che non vengano identificati almeno 10 autori dell’occupazione o che per la stessa sia stata usata la forza, nel qual caso si procede con denuncia d’ufficio. "la stessa situazione di quattro anni fa e infatti in quel caso fu proprio la querela dell’allora proprietario a spingere le forze dell’ordine a effettuare il blitz di sgombero. Un chiarimento sull’intenzione o meno di querelare potrà forse arrivare oggi quando il sindaco parteciperà al Commissariato del governo ad una riunione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. Un incontro già previsto con diverso ordine del giorno ma in cui sicuramente si parlerà anche dell’iniziativa dei giovani della Tana. Certo il filo di dialogo che si era aperto con l’amministrazione all’epoca dell’occupazione della palazzina Liberty sembra essersi a questo punto drasticamente interrotto. I ragazzi dicono di sentirsi traditi dall’assessore alle Politiche sociali Violetta Plotegher. La quale per contro manifesta tutta la sua delusione: "Sono stanca - dice - e a questo punto non posso più considerarli miei interlocutori. Aspetto di vedere quali sono le loro proposte, cos’hanno da dire. Evidentemente quel che è successo denota un bisogno di esibire, di mostrare qualcosa". L’assessore non vorrebbe commentare oltre ma ha un moto di ribellione quando si parla dell’accordo che permise nel febbraio scorso di sgombrare pacificamente la palazzina Liberty. In cambio gli occupanti si aspettavano uno spazio alternativo che non è arrivato. "Ma io non ho promesso niente e ci sono e-mail scritte che esprimono chiarissimamente la mia posizione" spiega decisa Plotegher. Il contrasto tra un’area giovanile refrattaria a ogni tipo di istituzionalizzazione e l’amministrazione va avanti ormai da anni. Almeno dal 2002, quando gli allora "Disobbedienti" uscirono dallo stabile dell’ex Zuffo dopo quindici giorni di occupazione . Anche la contrastata vicenda della palazzina Liberty si era conclusa con un accordo simile. Quella volta, a garanzia degli impegni presi, le due parti avevano scelto due garanti: "Officina sociale" l’ex deputato Sandro Schmid e il sindacalista Antonio Rapanà. Il Comune don Ivan Maffeis, direttore di "Vita Trentina", e Donata Borgonovo Re, difensore civico. Ma di questo accordo, cosa ne è stato? "Due - spiega Donata Borgonovo Re - erano i punti principali del patto: il primo prevedeva che i ragazzi uscissero dalla palazzina di loro spontanea volontà; in cambio il Comune si impegnava a trovare un altro spazio da dargli". Ma dopo otto mesi di incontri e discussioni, questa parte dell’accordo non è stata attuata. "Il problema degli spazi - spiega il difensore civico - si è rivelato insormontabile per l’assessore ma forse, aspettando ancora un po’, una soluzione si sarebbe trovata". Per Sandro Schmid non ci sono dubbi: "Hanno ragione i ragazzi, l’accordo non è stato applicato. Non c’è stata la volontà politica di trovare uno spazio da dare loro, non è un problema tecnico". Intanto gli occupanti incassano il plauso del Coordinamento Universitario di Trento che in una lettera aperta sostiene l’apertura di spazi autogestiti come quello dell’ex Zuffo, appena battezzato "Bruno": "Una ricchezza fondamentale per chi come noi vuole una città aperta, attiva, terreno di partecipazione, di costruzione di conflitti e di pratica di alternative."


fonte: l’Adige del 11.10.’06
Area ex Zuffo, nuova occupazione

"Hasta la victoria siempre!": lo slogan del "Che" risuona tra le mura dell’edificio, all’ombra del viadotto che porta verso Riva. A gridarlo nel pomeriggio già freddo, sono una cinquantina di attivisti, disobbedienti, studenti, ragazzi della Tana di via Roma. Posano per la prima foto di gruppo: ieri hanno occupato l’edificio dell’area ex Zuffo. Sono giovanissimi e rischiano una denuncia, se il Comune deciderà di fare querela; così, per nascondere i visi all’obiettivo di fotografi e forze dell’ordine, indossano passamontagna con i colori dell’arcobaleno. Spiegano che non sono "entrati" nella palazzina, ma che ne sono "usciti", grazie a una breccia fatta da qualcuno nella muratura, con la quale il comune di Trento aveva chiuso l’occupazione del 2002. Accanto a loro ci sono attivisti più "sperimentati", già protagonisti dell’esperienza dell’"Eztn": non si tratta però della seconda parte del film conclusosi con un incruento sgombero ben quattro anni fa. Lo spiega Stefano Bleggi, una delle due persone che gli occupanti hanno scelto per parlare con la stampa: "Da allora siamo cambiati, abbiamo fatto moltissime esperienze e questa volta non ce ne andiamo". Accanto a lui c’è l’altro portavoce, uno studente del Liceo Rosmini, di 18 anni, Nicola Filippi, una "nuova leva" del movimento cittadino. "Di un posto come questo - spiega con decisione - c’era davvero bisogno. Tra gli studenti è un’esigenza sentita". Insomma, ieri pomeriggio alle 16 è nato il "Centro sociale autogestito Bruno", in onore dell’orso migrante ucciso in Baviera: ora tutto sta nel capire quanto durerà. Il primo brindisi (con una lattina di birra) arriva attorno alle 17, in un momento di pausa tra un lavoro e l’altro. "Abbiamo trovato l’edificio molto peggio di quando l’abbiamo lasciato: sono spariti i termosifoni e ci sono i vetri rotti. Pareva che il Comune dovesse farci chissà che, invece è stato lasciato andare a pezzi", spiega Stefano Bleggi. "Quello che chiediamo all’amministrazione - continua - è che ci diano luce e acqua". Il resto lo faranno loro: l’intenzione è quella di ristrutturare l’edificio, per farci iniziative, concerti, dibattiti. Il calendario è già fitto di appuntamenti (http://csabruno.blog.com) e si comincia sabato sera con Dj set: musica fino alle quattro di mattina. Ma il momento della verità sarà lunedì prossimo, quando si terrà la prima assemblea pubblica, aperta a tutta la cittadinanza. "Per prepararla - spiegano gli attivisti - spediremo una lettera a tutti gli abitanti del quartiere, invitandoli a partecipare e volantineremo in città". La prossima mossa tocca all’amministrazione: difficilmente le forze dell’ordine si muoveranno senza il consenso del sindaco Pacher. Ma il Comune potrebbe trovarsi in difficoltà: l’edificio dell’ex Zuffo, dopo lo sgombero del 2002, è diventato di sua proprietà e per quattro anni è stato abbandonato. E poi, ricordano gli occupanti del "Csa Bruno", sul piatto della bilancia ci sono anche due accordi non rispettati: il primo dopo l’uscita dall’Eztn nel 2002, il secondo in seguito all’occupazione della palazzina Liberty a febbraio. Allora "Officina sociale" aveva accettato di uscire in cambio dell’impegno del Comune a trovare un altro spazio adeguato. Erano stati anche scelti dei garanti, ma dopo otto mesi, niente: l’amministrazione non ha dato nessun segnale. "Abbiamo intenzione di restare e basta - spiega Stefano Bleggi - e questa volta non ci facciamo fregare da promesse che poi non vengono mantenute. Se ci sgomberano, ritorniamo, e se ci sgomberano ancora, ritorneremo di nuovo". La Tana di via Roma, il luogo da cui molti degli occupanti (giovani e meno giovani) provengono, chiuderà: al suo attivo ci sono 150 concerti, altrettante assemblee, teatro e innumerevoli presentazioni di libri. Ma l’affitto costa troppo: 800 euro al mese. E questo settore vivo e attivo della società cittadina, spesso dimenticato, ora si trasferisce all’area ex-Zuffo. Bruno, l’orso migrante ucciso in Baviera e simbolo della nuova occupazione, ha dato la sua prima zampata. Chissò se qualcuno deciderà di puntargli contro il fucile.
di MATTIA PELLI

12.10.06

Ai fratelli e alle sorelle del Coordinamento Universitario

Non riusciamo a mettere la vostra lettera di solidarietà nel mucchio dei messaggi che ci stanno arrivando dopo l'apertura del C.S.A. “BRUNO”. Il vostro è un messaggio che vale di più, che vogliamo inserire in una cartella a parte perché con voi abbiamo condiviso un lungo tratto del nostro percorso personale e politico. “Bruno” è il prodotto di tutto il nostro agire, fin dalla prima occupazione del 2002, in cui alcuni di voi già c'erano. “Bruno” è uscito dalla Tana, che anche voi avete partecipato e animato.
Abbiamo deciso di fare un passo importante, di chiudere lo spazio di via Carlo Giuliani 35 e di iniziare un percorso, forse lungo e sicuramente impegnativo, che vogliamo ci porti alla conquista di un Centro sociale. Non sappiamo quanto riusciremo a tenerci l'ex Zuffo, ma sappiamo che continueremo ad occupare, a lottare fino alla fine.
Abbiamo quindi intrapreso un nuovo cammino che vorremmo condividere con tutti quelli che sapranno considerarlo come “cammino comune”, con tutti quelli che sapranno guardare in avanti.
Vi aspettiamo al C.S.A. “BRUNO”, l'orso che ha imparato a non essere musone e scorbutico, troppo impegnato a cercare la sua libertà.

Gli occupanti

Benvenuto Bruno!

Salutiamo con grande interesse il CSA Bruno, esperienza che si sta aprendo nella città di Trento fondata su importanti e condivisibili riflessioni. Dopo la breve ma importante occupazione dell’Ex Zuffo, la bella vicenda della Palazzina Liberty, abbiamo nutrito la speranza che questa importante istanza si concludesse con un positivo intervento del Comune. Purtroppo ciò non è avvenuto, ed è comprensibile quindi la volontà di rimettersi in gioco per restituire alla città spazi di socialità e aggregazione, liberi e autogestiti.
Se la stessa amministrazione ammette che luoghi di questo genere a Trento mancano, crediamo che vadano viste con piacere queste forme di protagonismo sociale che rompono gli stanchi schemi della concessione-mancata concessione.
Queste pratiche di autogestione hanno sempre rappresentato il sale della democrazia e della trasformazione sociale, ed è bello vedere spazi abbandonati, dismessi e inutilizzati ritornare ad avere un ruolo sociale, culturale e politico a favore di tutta la città.
Confidiamo che l’amministrazione comunale gestisca saggiamente questa esperienza, senza ridurla e svilirla ad una mera questione di ordine pubblico.

Stefano Marchesi
Segretario provinciale PRC
Paolo Maccani
Segretario circolo “Mario Pasi” PRC- Trento
Tommaso Iori
Cons. comunale PRC- TRento

Programma ottobre CSA Bruno

sabato 14.10.'06
Open night dalle 21.00!
23.00_4.00 - djs: Tired Boy + Rage + Pole

lunedi 16.10.'06
20.30 Assemblea pubblica c.s.a. Bruno

mercoledì 18.10.'06
LegalizeNight_una notte stupefacente!
21.00_3.00 - Dj Down Beat Foundation + Babamandub Dance Hall reggae & ska roots

sabato 21.10.'06
21.00 Cena NoBorder per la dignità e i diritti dei migranti
23.00 Dj Adonai

lunedi 23.10.'06
20.30 Assemblea pubblica c.s.a. Bruno

mercoledì 25.10.'06

sCollege night
23.00_3.00 - djs: Kandy Kandy + Rage + Bruno "Tired" Sacchi

sabato 28.10.'06
Militant hip-hop contro la guerra!!!
21.30 - Sopra Sisma (Arco)
22.30 - C.U.B.A. Cabbal e Dj Dsatro (Pescara)

vedi la news con audio e foto da GlobalProject Trento

Coord. Universitario in solidarietà con l’occupazione del CSA Bruno

Liberare spazi, costruire alternative, autogestire vite!

Oggi apprendiamo con gioia dell’apertura di un nuovo spazio liberato, il Csa Bruno, nella città di Trento, segnale della possibilità di costruire un’alternativa all’abbandono di numerosi spazi vuoti che si trovano nella nostra città.
Questo avviene proprio a Trento dove si preferisce il design urbano griffato dai grandi architetti Botta e Piano per la costruzioni di quartieri commerciali e dove l’apparenza estetica nasconde un territorio denso di contraddizioni sociali.
Le zone industriali smantellate (Michelin) o inquinate (Sloi) divengono centro di speculazioni anziché essere considerate come potenziali risorse per migliorare le esistenze di chi a Trento ci vive.
La riappropriazione degli spazi come quella avvenuta oggi sono una ricchezza fondamentale per chi come noi vuole una città aperta, attiva, terreno di partecipazione, di costruzione di conflitti e di pratica di alternative.
Praticare attivamente percorsi di sostegno alle necessità vitali e sociali delle persone escluse dalla nostra città come i migranti e i senza dimora è un segnale importante per scuotere una città troppe volte avvolta da un valium sociale di normalizzazione e insabbiamento delle contraddizioni sociali. La presenza nel nostro territorio di migranti, senza dimora, precari, troppe volte non viene considerata una scommessa per la costruzione di condizioni di diritti e dignità per tutti, ma al contrario alimenta l’esclusione e l’invisibilità per mantenere la città un gioiello turistico dove di ricchezza e povertà si parla solo nelle sale eleganti del magnifico Depero.
Noi vorremmo che spazi di cortocircuito dove cominciare a riprendersi l’autonomia della propria vita come quelli aperti oggi si moltiplichino nei vari contesti sociali della nostra città: dalle università alle scuole, tra chi non riesce ad avere una casa a chi viene espulso dai territori perché privo di un inutile carta definita di soggiorno.
Guai a chi come l’amministrazione comunale di Trento o le istituzioni politiche della città dovesse chiedere e portare avanti iniziative volte ad ostacolare percorsi di autogestione delle vite e riappropriazione di spazi da anni lasciati all’incuria.
Un abbraccio a tutte le liberatrici e i liberatori dello spazio sociale Csa Bruno.

Coordinamento Universitario Trento – AulaCheNonC’è

11.10.06

1° comunicato stampa

La soluzione dello sgombero da parte delle Forze dell'ordine del C.S.A. "BRUNO" è un'eventualità che abbiamo messo in conto. Come abbiamo messo in conto gli altri sgomberi che seguiranno le nostre nuove occupazioni. Continueremo a cercare uno spazio per noi e le nostre idee, non possiamo e non vogliamo rimanere senza casa.

Nessuno però potrà dire che non abbiamo cercato soluzioni diverse: le abbiamo provate tutte. Abbiamo incontrato il sindaco, gli assessori, abbiamo fatto accordi che non sono stati mai rispettati. Ora occupiamo e basta. Le soluzioni per "legalizzare" gli spazi che prendiamo ci sono. Quando l'Amministrazione le ha trovate, ce lo comunichi. Nel frattempo occupiamo e rioccupiamo.

Lo stabile dell' ex Zuffo è disabitato da moltissimi anni e su quell'area non ci sono progetti reali di utilizzo. Noi ora lo abbiamo trasformato in un Centro sociale, lo ristruttureremo e lo abbelliremo mettendoci soldi, energia e fantasia. Lì trova spazio una parte importante della città, quella che ha animato i tre anni della Tana non solo politicamente, ma anche culturalmente e socialmente. Il C.S.A. "BRUNO" è già una realtà aggregativa che non sarà dispersa dall'idiozia di uno sgombero e non si fermerà davanti all'ennesimo muro.

C.S.A. "BRUNO"

10.10.06

Nuovi spazi, nuove libertà: aperto il CSO Bruno

Il percorso che da anni abbiamo intrapreso può portare questo titolo, a partire dalla prima occupazione dell'ex Zuffo nel 2002, passando per i tre anni della Tana fino alla fino alla palazzina Liberty.
Da questi luoghi – occupati o affittati, ma comunque autogestiti – abbiamo abitato spazi e libertà che non hanno né mura né porte ma che ugualmente hanno segnato la strada di un movimento trentino che alla Sloi come a Gocced'oro, come nel fitto delle contraddizioni che popolano piazza Dante, ha saputo confrontarsi con la città, cercando di immaginarla diversamente e soprattutto di trasformarla in una città migliore. Ci siamo accorti che vivere la città, per trasformarla, vuol dire abitare nelle sue vie e nelle sue piazze, abitare una casa comune.
Abbiamo abitato per quindici giorni l'ex Zuffo, riempiendolo di musica e cultura, gettando le basi per un laboratorio di idee che ha saputo resistere fino ad oggi, trasformandosi senza mai adattarsi alla realtà, maturando senza mai invecchiare.
Abbiamo vissuto la lunga esperienza della Tana, costruendo nel cuore di Trento un'alternativa fatta di resistenza e partecipazione, di critica e di progetto. Una lunga esperienza che conta centocinquanta concerti, ancor più assemblee, decine di presentazioni di libri, di proiezioni di film, rappresentazioni teatrali. Un luogo per la politica, per la socialità, per la cultura; un luogo degli studenti, dei precari, dei migranti: alla Tana si è discusso di tutto e della Tana ha discusso la città. Fuori da essa abbiamo portato la carica della politica, quella che per noi si fonde con gli affetti, con i desideri, con la vita stessa, lontana anni luce da quella della rappresentanza, che si è rivelata vuota di ideali e colma di autorità. Dentro la Tana abbiamo accolto le contraddizioni della città e raccolto gli spunti più creativi; ospitato i ribelli e i sognatori, i democratici e i delusi, poeti e musicisti; abbiamo aperto la porta a chiunque volesse darci una mano o chiederla a noi. L'abbiamo chiusa in faccia a razzisti, fascisti e opportunisti vari.
La palazzina Liberty l'abbiamo abitata d'inverno, sentendo lo stesso freddo dei tanti senza dimora che dormono le notti gelide della città. L'abbiamo occupata per poco: il comune ci convinse di lasciare, si impegnava sul suo onore che un nuovo spazio lo avrebbe trovato. Per noi e i nostri progetti, per i senzatetto e la loro dignità, per i migranti e i loro diritti. Il comune ha già dimenticato l'impegno, ma noi non dimenticheremo mai ciò che quest'esperienza ci ha insegnato: che l'onorabilità appartiene alle persone e non alle istituzioni, che la fiducia è un credito che si offre a uomini e donne e non a sindaco e assessora, che la lealtà non abita in via Belenzani e che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.
Ora si cambia, altri spazi e altre libertà.
Lo spazio di via Roma 35 – via Carlo Giuliani – chiuderà per sempre. Traslochiamo portando con noi tutti quei tre anni di Tana, lasciando all'interno solo qualche scatolone che contiene gli inevitabili errori che si commettono durante un percorso. Porteremo l'entusiasmo e le idee e, dopo Gocced'oro, un pizzico di Utopia. Porteremo tutto in un luogo a noi caro, ma senza nostalgie.
All'ex Zuffo nasce oggi il Centro Sociale Autogestito “Bruno”.
Si chiamerà come JJ1, come l'orso bruno che dalla Slovenia è arrivato in Trentino, che ha varcato i confini italiani arrivando in Baviera, trovando lì la morte.
Dedichiamo questo spazio ad un orso che ha attirato su di sé l'attenzione di tutti: la simpatia dei bambini per la sua tenerezza, l'ammirazione degli adulti per la sua libertà e la stupidità delle istituzioni con il fuoco dei loro fucili. Bruno è la metafora del diritto di movimento, dell'insopprimibile desiderio di esplorare il mondo, è il simbolo delle migrazioni che non si possono fermare tracciando confini. L'orso che era scomparso dalle nostre montagne è comunque ritornato, con i suoi bisogni e la sua naturale voglia di libertà. Di nuovi spazi.

Gli occupanti del CSA “BRUNO”
una specie in via di riproduzione

Vedi la news di GlobalProject.info con audio e foto

Info: csabruno@gmail.com- 3289173733

7.10.06

Biciclettata contro l'inceneritore

LO SPAZIO APERTO NO INCENERITORE NO TAV

VI INVITA AD UNA

BICICLETTATA CONTRO L'INCENERITORE

SABATO 7 OTTOBRE 2006, A TRENTO

  • perché l'inceneritore è un gigantesco affare che non risolve il problema dei rifiuti
  • perché le alternative esistono (ridurre gli imballaggi, autoprodurre, riutilizzare, riciclare)
  • per difendere l'ambiente e il futuro delle prossime generazioni
  • per decidere dal basso in che mondo vivere

RITROVO: ORE 16.00 IN PIAZZA DUOMO

Approfondimenti:

Trento - Inceneritore, troppi dubbi-non dubbi

Nimby trentino