Liberare spazi, costruire alternative, autogestire vite!
Oggi apprendiamo con gioia dell’apertura di un nuovo spazio liberato, il Csa Bruno, nella città di Trento, segnale della possibilità di costruire un’alternativa all’abbandono di numerosi spazi vuoti che si trovano nella nostra città.
Questo avviene proprio a Trento dove si preferisce il design urbano griffato dai grandi architetti Botta e Piano per la costruzioni di quartieri commerciali e dove l’apparenza estetica nasconde un territorio denso di contraddizioni sociali.
Le zone industriali smantellate (Michelin) o inquinate (Sloi) divengono centro di speculazioni anziché essere considerate come potenziali risorse per migliorare le esistenze di chi a Trento ci vive.
La riappropriazione degli spazi come quella avvenuta oggi sono una ricchezza fondamentale per chi come noi vuole una città aperta, attiva, terreno di partecipazione, di costruzione di conflitti e di pratica di alternative.
Praticare attivamente percorsi di sostegno alle necessità vitali e sociali delle persone escluse dalla nostra città come i migranti e i senza dimora è un segnale importante per scuotere una città troppe volte avvolta da un valium sociale di normalizzazione e insabbiamento delle contraddizioni sociali. La presenza nel nostro territorio di migranti, senza dimora, precari, troppe volte non viene considerata una scommessa per la costruzione di condizioni di diritti e dignità per tutti, ma al contrario alimenta l’esclusione e l’invisibilità per mantenere la città un gioiello turistico dove di ricchezza e povertà si parla solo nelle sale eleganti del magnifico Depero.
Noi vorremmo che spazi di cortocircuito dove cominciare a riprendersi l’autonomia della propria vita come quelli aperti oggi si moltiplichino nei vari contesti sociali della nostra città: dalle università alle scuole, tra chi non riesce ad avere una casa a chi viene espulso dai territori perché privo di un inutile carta definita di soggiorno.
Guai a chi come l’amministrazione comunale di Trento o le istituzioni politiche della città dovesse chiedere e portare avanti iniziative volte ad ostacolare percorsi di autogestione delle vite e riappropriazione di spazi da anni lasciati all’incuria.
Un abbraccio a tutte le liberatrici e i liberatori dello spazio sociale Csa Bruno.
Oggi apprendiamo con gioia dell’apertura di un nuovo spazio liberato, il Csa Bruno, nella città di Trento, segnale della possibilità di costruire un’alternativa all’abbandono di numerosi spazi vuoti che si trovano nella nostra città.
Questo avviene proprio a Trento dove si preferisce il design urbano griffato dai grandi architetti Botta e Piano per la costruzioni di quartieri commerciali e dove l’apparenza estetica nasconde un territorio denso di contraddizioni sociali.
Le zone industriali smantellate (Michelin) o inquinate (Sloi) divengono centro di speculazioni anziché essere considerate come potenziali risorse per migliorare le esistenze di chi a Trento ci vive.
La riappropriazione degli spazi come quella avvenuta oggi sono una ricchezza fondamentale per chi come noi vuole una città aperta, attiva, terreno di partecipazione, di costruzione di conflitti e di pratica di alternative.
Praticare attivamente percorsi di sostegno alle necessità vitali e sociali delle persone escluse dalla nostra città come i migranti e i senza dimora è un segnale importante per scuotere una città troppe volte avvolta da un valium sociale di normalizzazione e insabbiamento delle contraddizioni sociali. La presenza nel nostro territorio di migranti, senza dimora, precari, troppe volte non viene considerata una scommessa per la costruzione di condizioni di diritti e dignità per tutti, ma al contrario alimenta l’esclusione e l’invisibilità per mantenere la città un gioiello turistico dove di ricchezza e povertà si parla solo nelle sale eleganti del magnifico Depero.
Noi vorremmo che spazi di cortocircuito dove cominciare a riprendersi l’autonomia della propria vita come quelli aperti oggi si moltiplichino nei vari contesti sociali della nostra città: dalle università alle scuole, tra chi non riesce ad avere una casa a chi viene espulso dai territori perché privo di un inutile carta definita di soggiorno.
Guai a chi come l’amministrazione comunale di Trento o le istituzioni politiche della città dovesse chiedere e portare avanti iniziative volte ad ostacolare percorsi di autogestione delle vite e riappropriazione di spazi da anni lasciati all’incuria.
Un abbraccio a tutte le liberatrici e i liberatori dello spazio sociale Csa Bruno.
Coordinamento Universitario Trento – AulaCheNonC’è
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