fonte: l’Adige del 12.10.’06
Occupazione, il Comune prende tempo
La polizia municipale ha già proceduto ad informare l’autorità giudiziaria dell’occupazione della palazzina ex Zuffo. Ha usato questa formula il sindaco, ieri sera in apertura di seduta in consiglio comunale, per rispondere a due distinte domande di attualità, presentate da Forza Italia e Alleanza Nazionale, che chiedevano come intendesse muoversi l’amministrazione di fronte ad un’occupazione "abusiva e illegale di un edificio pubblico". Una formula interlocutoria, che non spiega fino in fondo la scelta di palazzo Thun. Perchè l’autorità giudiziaria e le forze di polizia si muovano infatti non basta la semplice comunicazione ma ci vuole una querela di parte, a meno che non vengano identificati almeno 10 autori dell’occupazione o che per la stessa sia stata usata la forza, nel qual caso si procede con denuncia d’ufficio. "la stessa situazione di quattro anni fa e infatti in quel caso fu proprio la querela dell’allora proprietario a spingere le forze dell’ordine a effettuare il blitz di sgombero. Un chiarimento sull’intenzione o meno di querelare potrà forse arrivare oggi quando il sindaco parteciperà al Commissariato del governo ad una riunione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. Un incontro già previsto con diverso ordine del giorno ma in cui sicuramente si parlerà anche dell’iniziativa dei giovani della Tana. Certo il filo di dialogo che si era aperto con l’amministrazione all’epoca dell’occupazione della palazzina Liberty sembra essersi a questo punto drasticamente interrotto. I ragazzi dicono di sentirsi traditi dall’assessore alle Politiche sociali Violetta Plotegher. La quale per contro manifesta tutta la sua delusione: "Sono stanca - dice - e a questo punto non posso più considerarli miei interlocutori. Aspetto di vedere quali sono le loro proposte, cos’hanno da dire. Evidentemente quel che è successo denota un bisogno di esibire, di mostrare qualcosa". L’assessore non vorrebbe commentare oltre ma ha un moto di ribellione quando si parla dell’accordo che permise nel febbraio scorso di sgombrare pacificamente la palazzina Liberty. In cambio gli occupanti si aspettavano uno spazio alternativo che non è arrivato. "Ma io non ho promesso niente e ci sono e-mail scritte che esprimono chiarissimamente la mia posizione" spiega decisa Plotegher. Il contrasto tra un’area giovanile refrattaria a ogni tipo di istituzionalizzazione e l’amministrazione va avanti ormai da anni. Almeno dal 2002, quando gli allora "Disobbedienti" uscirono dallo stabile dell’ex Zuffo dopo quindici giorni di occupazione . Anche la contrastata vicenda della palazzina Liberty si era conclusa con un accordo simile. Quella volta, a garanzia degli impegni presi, le due parti avevano scelto due garanti: "Officina sociale" l’ex deputato Sandro Schmid e il sindacalista Antonio Rapanà. Il Comune don Ivan Maffeis, direttore di "Vita Trentina", e Donata Borgonovo Re, difensore civico. Ma di questo accordo, cosa ne è stato? "Due - spiega Donata Borgonovo Re - erano i punti principali del patto: il primo prevedeva che i ragazzi uscissero dalla palazzina di loro spontanea volontà; in cambio il Comune si impegnava a trovare un altro spazio da dargli". Ma dopo otto mesi di incontri e discussioni, questa parte dell’accordo non è stata attuata. "Il problema degli spazi - spiega il difensore civico - si è rivelato insormontabile per l’assessore ma forse, aspettando ancora un po’, una soluzione si sarebbe trovata". Per Sandro Schmid non ci sono dubbi: "Hanno ragione i ragazzi, l’accordo non è stato applicato. Non c’è stata la volontà politica di trovare uno spazio da dare loro, non è un problema tecnico". Intanto gli occupanti incassano il plauso del Coordinamento Universitario di Trento che in una lettera aperta sostiene l’apertura di spazi autogestiti come quello dell’ex Zuffo, appena battezzato "Bruno": "Una ricchezza fondamentale per chi come noi vuole una città aperta, attiva, terreno di partecipazione, di costruzione di conflitti e di pratica di alternative."
fonte: l’Adige del 11.10.’06
Area ex Zuffo, nuova occupazione
"Hasta la victoria siempre!": lo slogan del "Che" risuona tra le mura dell’edificio, all’ombra del viadotto che porta verso Riva. A gridarlo nel pomeriggio già freddo, sono una cinquantina di attivisti, disobbedienti, studenti, ragazzi della Tana di via Roma. Posano per la prima foto di gruppo: ieri hanno occupato l’edificio dell’area ex Zuffo. Sono giovanissimi e rischiano una denuncia, se il Comune deciderà di fare querela; così, per nascondere i visi all’obiettivo di fotografi e forze dell’ordine, indossano passamontagna con i colori dell’arcobaleno. Spiegano che non sono "entrati" nella palazzina, ma che ne sono "usciti", grazie a una breccia fatta da qualcuno nella muratura, con la quale il comune di Trento aveva chiuso l’occupazione del 2002. Accanto a loro ci sono attivisti più "sperimentati", già protagonisti dell’esperienza dell’"Eztn": non si tratta però della seconda parte del film conclusosi con un incruento sgombero ben quattro anni fa. Lo spiega Stefano Bleggi, una delle due persone che gli occupanti hanno scelto per parlare con la stampa: "Da allora siamo cambiati, abbiamo fatto moltissime esperienze e questa volta non ce ne andiamo". Accanto a lui c’è l’altro portavoce, uno studente del Liceo Rosmini, di 18 anni, Nicola Filippi, una "nuova leva" del movimento cittadino. "Di un posto come questo - spiega con decisione - c’era davvero bisogno. Tra gli studenti è un’esigenza sentita". Insomma, ieri pomeriggio alle 16 è nato il "Centro sociale autogestito Bruno", in onore dell’orso migrante ucciso in Baviera: ora tutto sta nel capire quanto durerà. Il primo brindisi (con una lattina di birra) arriva attorno alle 17, in un momento di pausa tra un lavoro e l’altro. "Abbiamo trovato l’edificio molto peggio di quando l’abbiamo lasciato: sono spariti i termosifoni e ci sono i vetri rotti. Pareva che il Comune dovesse farci chissà che, invece è stato lasciato andare a pezzi", spiega Stefano Bleggi. "Quello che chiediamo all’amministrazione - continua - è che ci diano luce e acqua". Il resto lo faranno loro: l’intenzione è quella di ristrutturare l’edificio, per farci iniziative, concerti, dibattiti. Il calendario è già fitto di appuntamenti (http://csabruno.blog.com) e si comincia sabato sera con Dj set: musica fino alle quattro di mattina. Ma il momento della verità sarà lunedì prossimo, quando si terrà la prima assemblea pubblica, aperta a tutta la cittadinanza. "Per prepararla - spiegano gli attivisti - spediremo una lettera a tutti gli abitanti del quartiere, invitandoli a partecipare e volantineremo in città". La prossima mossa tocca all’amministrazione: difficilmente le forze dell’ordine si muoveranno senza il consenso del sindaco Pacher. Ma il Comune potrebbe trovarsi in difficoltà: l’edificio dell’ex Zuffo, dopo lo sgombero del 2002, è diventato di sua proprietà e per quattro anni è stato abbandonato. E poi, ricordano gli occupanti del "Csa Bruno", sul piatto della bilancia ci sono anche due accordi non rispettati: il primo dopo l’uscita dall’Eztn nel 2002, il secondo in seguito all’occupazione della palazzina Liberty a febbraio. Allora "Officina sociale" aveva accettato di uscire in cambio dell’impegno del Comune a trovare un altro spazio adeguato. Erano stati anche scelti dei garanti, ma dopo otto mesi, niente: l’amministrazione non ha dato nessun segnale. "Abbiamo intenzione di restare e basta - spiega Stefano Bleggi - e questa volta non ci facciamo fregare da promesse che poi non vengono mantenute. Se ci sgomberano, ritorniamo, e se ci sgomberano ancora, ritorneremo di nuovo". La Tana di via Roma, il luogo da cui molti degli occupanti (giovani e meno giovani) provengono, chiuderà: al suo attivo ci sono 150 concerti, altrettante assemblee, teatro e innumerevoli presentazioni di libri. Ma l’affitto costa troppo: 800 euro al mese. E questo settore vivo e attivo della società cittadina, spesso dimenticato, ora si trasferisce all’area ex-Zuffo. Bruno, l’orso migrante ucciso in Baviera e simbolo della nuova occupazione, ha dato la sua prima zampata. Chissò se qualcuno deciderà di puntargli contro il fucile.
di MATTIA PELLI
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