oggi è un giorno di lotta
Global Project Trento
"Siamo vicine alle donne di Vicenza che si oppongono alla base militare Dal Molin, vicine a tutte le donne che sono contro la guerra, per ricordare che la guerra non è solo quella che si combatte al fronte, ma è anche quella che obbliga le donne a migrare; a vendersi; che non ci dà la libertà di poter girare tranquillamente la notte da sole; che ci relega in ruoli lavorativi precari e senza diritti; che fa avvenire le violenze tra le mura domestiche."
Il resoconto di Caterina e Mavi del Csa Bruno
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vedi anche lo speciale
"8 Marzo 2007 : iniziative No War e mobilitazioni No VATican"
FESTA DELLE DONNE?? MA QUALI MIMOSE!
Accogliamo l’appello delle donne di Vicenza ad essere in piazza per l’8 marzo e caratterizzare questa giornata contro tutte le guerre.
A Vicenza si sta lottando per impedire la costruzione della base militare USA più grande d’Europa, da dove dovrebbero partire i contingenti per l’Iraq, l’Afghanistan e futuri teatri della guerra globale permanente. Il movimento contro la base è enorme e trasversale: una anomalia straordinaria è che le donne nei comitati sono numerose, la loro partecipazione è determinante, e insieme al resto della popolazione si oppongono alla militarizzazione del loro territorio. Rifiutano di crescere i loro figli in una città dominata dalla presenza militare, rifiutano di pensare a questa presenza come ad un fatto "normale", rifiutano di confrontarsi quotidianamente con una mentalità di morte e distruzione.
Anche noi abbiamo partecipato alle immense manifestazioni di piazza a Vicenza e con loro abbiamo condiviso lo sdegno e la rabbia. Il dal Molin non riguarda solo la città di Vicenza: le servitù militari e una pesante irruzione delle logiche e presenze della guerra nelle nostre vite ci riguarda tutt*, ed è per questo che siamo in questa piazza oggi.
Siamo qui per affermare la nostra contrarietà alla guerra globale permanente, di cui la costruzione del dal Molin rappresenta una sfaccettatura. Di questa guerra si dice che sia necessaria: che sia l’unico modo per esportare democrazia, per diffondere il modello occidentale di sviluppo, per sconfiggere il terrorismo.
La retorica della liberazione delle donne è stata usata per giustificare soprattutto la guerra in Afghanistan: pur essendo vicine alle donne oppresse da regimi patriarcali, siamo indignate che ancora una volta si utilizzi strumentalmente il corpo delle donne per esportare morte e conquistare potere e denaro.
Sappiamo che le guerre "totali" contemporanee fanno per l’80% vittime civili, e che la maggioranza di queste sono donne e bambini. Inoltre in una situazione di disgregazione totale della società civile, aumentano per le donne i rischi a cui sono comunque esposte anche in tempi di pace, come quelli di violenza sessuale e domestica.
Non possiamo accettare di vivere in un mondo dove ormai si rimane indifferenti ai quotidiani scempi delle guerre. Dove si esporta la legge del più forte noi non possiamo che opporci e rivendicare la potenza della solidarietà e della cultura di pace. La solidarietà passa dall’appoggiare progetti e lotte di cui condividiamo i fini e metodi con aiuti culturali (libri, materiali) e finanziari; dal fare informazione a casa nostra; dall’attiva messa in gioco dei nostri corpi sfruttando i privilegi dell’avere la pelle bianca e un passaporto europeo (per chi di noi possiede queste caratteristiche)
…come dicono le vicentine,
difendiamo la terra per un futuro senza basi di guerra!
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