fonte: il Manifesto del 24.12.’06
Approvato un ordine del giorno per lo sgombero di un centro sociale. E di un campo nomadi
di Stefano Ischia
Intolleranza a Trento, anche in consiglio comunale, contro i nomadi. E contro il centro sociale Bruno. Con i voti determinanti della Margherita è passato in aula un ordine del giorno repressivo proposto dalla Fiamma tricolore e sostenuto da tutto il centrodestra. La maggioranza di centrosinistra, pur contrari i diessini (mentre Rifondazione e Italia dei Valori sono all’opposizione), ha sposato la linea prevaricatoria di Emilio Giuliana, consigliere della Fiamma tricolore. E così si è deciso lo sgombero forzoso del centro sociale e, «per problemi di igiene e sicurezza», delle aree industriali di Trento-nord occupate da nomadi. Punto, quest’ultimo, su cui anche il sindaco diessino Alberto Pacher si è detto favorevole, precisando ad ogni modo che «il provvedimento non è contro i campi nomadi ma sui gruppi di nomadi vaganti che prendono possesso di altre aree della città. I campi vanno bene e li teniamo. Anche se li vogliamo superare in futuro in favore di microaree».
La notizia dell’annunciato sgombero ha creato allarme tra gli occupanti del centro sociale che, aperto dal 10 ottobre, porta il nome di Bruno in memoria dell’orso trentino emigrato oltre confine e abbattuto senza pietà il 26 giugno in Baviera. Il Csa è il primo e l’unico in regione, se si esclude una breve parentesi nel 2002. In tre mesi di vita il centro sociale, una palazzina comunale (ex Zuffo) inutilizzata da anni, ha all’attivo concerti, serate, conferenze e manifestazioni. Coinvolge di volta in volta decine o centinaia di persone. E’ uno dei fulcri attorno a cui ruota il mondo giovanile, culturale e associazionistico del capoluogo. Unico neo, l’ostilità del sindaco Alberto Pacher e della sua amministrazione di centrosinistra che agli occupanti ha negato sin dall’inizio corrente elettrica e acqua.
Bruno, un orso simbolo di un centro sociale: con le sue scorribande sui confini italo-austro-tedeschi ha appassionato in primavera bavaresi, tirolesi e trentini. Ha avuto il «torto» di varcare la frontiera e di presentarsi da «straniero irregolare» in una terra dove la specie si era estinta 170 anni fa. Era riuscito per un mese a farsi beffa dei cacciatori. Poi è stato ucciso. Più per paura che per l’effettiva pericolosità. Nonostante il Comune sia retto dal centrosinistra, gli spazi sociali a Trento sono un problema. Nel 2002 l’edificio ex Zuffo fu occupato la prima volta per pochi giorni. Fu fatto sgomberare a forza, con tanto di coda in tribunale. Gli attivisti, che fanno riferimento ai disobbedienti del nord-est, affittarono un locale, «Tana liberatutti», in centro (per 800 euro al mese), dove diedero vita in quattro anni a 150 concerti, assemblee, teatro e innumerevoli presentazioni di libri. Fischiarono sonoramente una festa della Repubblica militarizzata (giugno 2004); si impegnarono per i senzatetto durante l’emergenza freddo e scaricarono materassi davanti al municipio in segno di protesta per l’inerzia dell’ente pubblico (febbraio 2005); contestarono il passaggio della fiaccola olimpica targata Coca Cola (gennaio 2006). Nel frattempo (settembre 2005) il gruppo universitario Laboratorio sul moderno inventò cinque giorni creativi nello scheletro dell’ex fabbrica «dei veleni» Sloi. Un successone.
Insoddisfatti della scarsa attenzione per i più deboli, nel febbraio 2006 gli antagonisti hanno occupato un’elegante palazzina stile liberty nel cuore della città, un edificio di proprietà comunale inutilizzato da dieci anni e trasformato in punto di progettazione politica e sociale con senzatetto e migranti. «Ci siamo stati poco - raccontano Donatello Baldo e Stefano Bleggi del csa Bruno - il Comune ci convinse a lasciare, si impegnava sul suo onore che un nuovo spazio lo avrebbe trovato presto. Per noi e i nostri progetti, per i senzatetto e la loro dignità, per i migranti e i loro diritti». Promesse al vento. Dopo mesi e mesi, niente. E così, archiviato un raid in difesa di un gruppo di muratori senza paga in una delle valli del Trentino (luglio 2006); una battaglia politica e legale per evitare l’espulsione di un ragazzo ghanese (estate 2006); un’occupazione creativa al Parco di Gocciadoro assieme a LabMod (settembre 2006) al quale hanno partecipato qualche migliaio di trentini; il 10 ottobre è stato rioccupato l’edificio dell’area ex Zuffo. Ora la notizia di un possibile sgombero. «Con gli assessori comunali avevamo stretto accordi che non sono stati mai rispettati. Le possibilità per "legalizzare" gli spazi che prendiamo ci sono. Questa volta - spiega Bleggi - non ci facciamo fregare, restiamo e basta. Lo sgombero è un’eventualità che abbiamo sempre messo in conto». E così l’attività continua: dalle proteste per l’aumento delle tasse universitarie a un dibattito sul caporalato, piaga strisciante anche nel Trentino (raccolta delle mele).
Parla il sindaco Alberto Pacher (Ds): no alle occupazioni
«Dialogo, nella legalità»
Alberto Pacher, diessino, è sindaco di Trento dal ’99. Nel 2005 è stato rieletto per un secondo mandato con il 64,33 per cento delle preferenze. Guida un’amministrazione di centrosinistra con Rifondazione comunista e Italia dei valori all’opposizione. Gli abbiamo rivolto alcune domande sulla vicenda del csa Bruno e la maggioranza trasversale che intende sgomberarlo. Il suo partito, i Ds, ha comunque votato contro l’ordine del giorno dei neofascisti.
Sindaco Pacher, non trova imbarazzante l’ordine del giorno della Fiamma tricolore votato anche dalla Margherita?
Sarebbe stato meglio se non ci fosse stata la parte sul centro sociale. Ora i tempi si accorciano, spero si possa trovare una qualche soluzione diversa. Che i ragazzi possano sospendere l’occupazione. Mi risulta che le loro attività siano positive e aggregative. Forse c’è il modo di permettere loro di continuare ma in una situazione diversa.
Gli attivisti hanno richiesto più volte il riconoscimento della loro realtà: dal Comune non è mai arrivata risposta.
Il problema non sono le convinzioni. Quello che si mette in discussione è il modo in cui si sono impossessati di un bene pubblico.
Si tratta di un edificio inutilizzato da anni e ora perlomeno loro ne fanno uso.
Se questo lo facessero tutti, chi la governa una città? Se fossero i ragazzi di Forza nuova a occupare uno stabile che facciamo? Li lasciamo fare?
Quasi ogni regione in Italia ha uno o più centri sociali, possibile che a Trento non si riesca a dialogare? E’ così difficile per voi assegnare uno spazio significativo per un affitto simbolico? Avevate sottoscritto con i ragazzi il patto della Liberty nel febbraio 2006...
Non è stato sottoscritto proprio niente. Guardi che tre mesi fa alcuni di loro hanno chiesto di poter fare una «due giorni» in un parco cittadino. Lo hanno chiesto, glielo abbiamo concesso senza battere ciglio. Nessuno invece ha mai fatto una richiesta per la sede.
Uno sgombero non sarebbe una negazione della politica?
Quando si arriva alla prova di forza sì. Infatti io spero sempre che i ragazzi ci ripensino.
Approvato un ordine del giorno per lo sgombero di un centro sociale. E di un campo nomadi
di Stefano Ischia
Intolleranza a Trento, anche in consiglio comunale, contro i nomadi. E contro il centro sociale Bruno. Con i voti determinanti della Margherita è passato in aula un ordine del giorno repressivo proposto dalla Fiamma tricolore e sostenuto da tutto il centrodestra. La maggioranza di centrosinistra, pur contrari i diessini (mentre Rifondazione e Italia dei Valori sono all’opposizione), ha sposato la linea prevaricatoria di Emilio Giuliana, consigliere della Fiamma tricolore. E così si è deciso lo sgombero forzoso del centro sociale e, «per problemi di igiene e sicurezza», delle aree industriali di Trento-nord occupate da nomadi. Punto, quest’ultimo, su cui anche il sindaco diessino Alberto Pacher si è detto favorevole, precisando ad ogni modo che «il provvedimento non è contro i campi nomadi ma sui gruppi di nomadi vaganti che prendono possesso di altre aree della città. I campi vanno bene e li teniamo. Anche se li vogliamo superare in futuro in favore di microaree».
La notizia dell’annunciato sgombero ha creato allarme tra gli occupanti del centro sociale che, aperto dal 10 ottobre, porta il nome di Bruno in memoria dell’orso trentino emigrato oltre confine e abbattuto senza pietà il 26 giugno in Baviera. Il Csa è il primo e l’unico in regione, se si esclude una breve parentesi nel 2002. In tre mesi di vita il centro sociale, una palazzina comunale (ex Zuffo) inutilizzata da anni, ha all’attivo concerti, serate, conferenze e manifestazioni. Coinvolge di volta in volta decine o centinaia di persone. E’ uno dei fulcri attorno a cui ruota il mondo giovanile, culturale e associazionistico del capoluogo. Unico neo, l’ostilità del sindaco Alberto Pacher e della sua amministrazione di centrosinistra che agli occupanti ha negato sin dall’inizio corrente elettrica e acqua.
Bruno, un orso simbolo di un centro sociale: con le sue scorribande sui confini italo-austro-tedeschi ha appassionato in primavera bavaresi, tirolesi e trentini. Ha avuto il «torto» di varcare la frontiera e di presentarsi da «straniero irregolare» in una terra dove la specie si era estinta 170 anni fa. Era riuscito per un mese a farsi beffa dei cacciatori. Poi è stato ucciso. Più per paura che per l’effettiva pericolosità. Nonostante il Comune sia retto dal centrosinistra, gli spazi sociali a Trento sono un problema. Nel 2002 l’edificio ex Zuffo fu occupato la prima volta per pochi giorni. Fu fatto sgomberare a forza, con tanto di coda in tribunale. Gli attivisti, che fanno riferimento ai disobbedienti del nord-est, affittarono un locale, «Tana liberatutti», in centro (per 800 euro al mese), dove diedero vita in quattro anni a 150 concerti, assemblee, teatro e innumerevoli presentazioni di libri. Fischiarono sonoramente una festa della Repubblica militarizzata (giugno 2004); si impegnarono per i senzatetto durante l’emergenza freddo e scaricarono materassi davanti al municipio in segno di protesta per l’inerzia dell’ente pubblico (febbraio 2005); contestarono il passaggio della fiaccola olimpica targata Coca Cola (gennaio 2006). Nel frattempo (settembre 2005) il gruppo universitario Laboratorio sul moderno inventò cinque giorni creativi nello scheletro dell’ex fabbrica «dei veleni» Sloi. Un successone.
Insoddisfatti della scarsa attenzione per i più deboli, nel febbraio 2006 gli antagonisti hanno occupato un’elegante palazzina stile liberty nel cuore della città, un edificio di proprietà comunale inutilizzato da dieci anni e trasformato in punto di progettazione politica e sociale con senzatetto e migranti. «Ci siamo stati poco - raccontano Donatello Baldo e Stefano Bleggi del csa Bruno - il Comune ci convinse a lasciare, si impegnava sul suo onore che un nuovo spazio lo avrebbe trovato presto. Per noi e i nostri progetti, per i senzatetto e la loro dignità, per i migranti e i loro diritti». Promesse al vento. Dopo mesi e mesi, niente. E così, archiviato un raid in difesa di un gruppo di muratori senza paga in una delle valli del Trentino (luglio 2006); una battaglia politica e legale per evitare l’espulsione di un ragazzo ghanese (estate 2006); un’occupazione creativa al Parco di Gocciadoro assieme a LabMod (settembre 2006) al quale hanno partecipato qualche migliaio di trentini; il 10 ottobre è stato rioccupato l’edificio dell’area ex Zuffo. Ora la notizia di un possibile sgombero. «Con gli assessori comunali avevamo stretto accordi che non sono stati mai rispettati. Le possibilità per "legalizzare" gli spazi che prendiamo ci sono. Questa volta - spiega Bleggi - non ci facciamo fregare, restiamo e basta. Lo sgombero è un’eventualità che abbiamo sempre messo in conto». E così l’attività continua: dalle proteste per l’aumento delle tasse universitarie a un dibattito sul caporalato, piaga strisciante anche nel Trentino (raccolta delle mele).
Parla il sindaco Alberto Pacher (Ds): no alle occupazioni
«Dialogo, nella legalità»
Alberto Pacher, diessino, è sindaco di Trento dal ’99. Nel 2005 è stato rieletto per un secondo mandato con il 64,33 per cento delle preferenze. Guida un’amministrazione di centrosinistra con Rifondazione comunista e Italia dei valori all’opposizione. Gli abbiamo rivolto alcune domande sulla vicenda del csa Bruno e la maggioranza trasversale che intende sgomberarlo. Il suo partito, i Ds, ha comunque votato contro l’ordine del giorno dei neofascisti.
Sindaco Pacher, non trova imbarazzante l’ordine del giorno della Fiamma tricolore votato anche dalla Margherita?
Sarebbe stato meglio se non ci fosse stata la parte sul centro sociale. Ora i tempi si accorciano, spero si possa trovare una qualche soluzione diversa. Che i ragazzi possano sospendere l’occupazione. Mi risulta che le loro attività siano positive e aggregative. Forse c’è il modo di permettere loro di continuare ma in una situazione diversa.
Gli attivisti hanno richiesto più volte il riconoscimento della loro realtà: dal Comune non è mai arrivata risposta.
Il problema non sono le convinzioni. Quello che si mette in discussione è il modo in cui si sono impossessati di un bene pubblico.
Si tratta di un edificio inutilizzato da anni e ora perlomeno loro ne fanno uso.
Se questo lo facessero tutti, chi la governa una città? Se fossero i ragazzi di Forza nuova a occupare uno stabile che facciamo? Li lasciamo fare?
Quasi ogni regione in Italia ha uno o più centri sociali, possibile che a Trento non si riesca a dialogare? E’ così difficile per voi assegnare uno spazio significativo per un affitto simbolico? Avevate sottoscritto con i ragazzi il patto della Liberty nel febbraio 2006...
Non è stato sottoscritto proprio niente. Guardi che tre mesi fa alcuni di loro hanno chiesto di poter fare una «due giorni» in un parco cittadino. Lo hanno chiesto, glielo abbiamo concesso senza battere ciglio. Nessuno invece ha mai fatto una richiesta per la sede.
Uno sgombero non sarebbe una negazione della politica?
Quando si arriva alla prova di forza sì. Infatti io spero sempre che i ragazzi ci ripensino.
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