8.2.07

dal Trentino: Disobbedienti pronti a rioccupare l’ex Zuffo

TRENTO. I Disobbedienti sono pronti ad occupare nuovamente l’ex Zuffo se il Comune non manterrà le promesse di affidare loro lo stabile posto nel parcheggio. Ieri tam tam di telefonate, sms, consulti. La base è in fermento. Non piace la soluzione che si va delineando e che prevede un’altra sede per il Centro sociale autogestito Bruno. L’amministrazione comunale ha infatti offerto la palestra di Piedicastello, sopra gli ambulatori di via della Verruca, e il dormitorio per clochard di via Briamasco.
Entrambe le soluzioni sono state respinte dai giovani, perché ritenute inadeguate. L’amministrazione comunale reputa però inagibile l’ex Zuffo. Un edificio giudicato instabile, senza infissi, con i pavimenti pericolanti, le fognature malcerte, e col tetto in eternit. I Disobbedienti hanno prodotto una dichiarazione d’idoneità statica, redatta dall’ingegner Guido de Pretis, nella quale si afferma «che il fabbricato, in più di trent’anni di esecuzione, abbia dato buona prova di sé, che i carichi di esercizio siano compatibili se non maggiori di quelli previsti dalle attuali norme tecniche». La palazzina, a due piani, venne edificata nel 1973 e ampliata l’anno dopo. E’ destinata all’abbattimento, perché è intenzione dell’amministrazione comunale ampliare il parcheggio. I Disobbedienti sostengono che Pacher fece una promessa precisa, quando un mese fa impose agli occupanti di lasciare lo stabile: e cioè che nel giro di un mese sarebbero tornati lì. «Ci parlò di uno stabile on te road, cioè abbastanza brado, spiega Federcio Zappini. «E invece tira aria di fregatura. Noi abbiamo rispettato i patti, il faccia anche il Comune» aggiunge Donatello Baldo. I Disobbedienti intendono operare nella legalità e si riservano l’occupazione come extrema ratio. Il comitato dei garanti ieri ha denunciato «la politica del continuo rinvio. Crediamo che l’utilizzo dell’area Ex Zuffo sia possibile e che sia la soluzione adeguata per farne un centro sociale». Oggi doveva esserci un incontro tra Pacher e i garanti, ma ieri è stato spostato a martedì «per sopraggiunte novità». I no global si dicono disposti ad accollarsi interamente le spese di ristrutturazione dell’edificio e di sottoporre i lavori nel frattempo eseguiti ad una successiva perizia. Verrebbe così meno un argomento brandito dal Comune: quello dei costi. Quanto all’eternit, dicono Zappini e Baldo, «si può bonificare, coprendo il tetto con della plastica». I giovani hanno redatto un documento di due cartelle nel quale spiegano per filo e per segno come intervenire sulle opere elettriche, idrauliche, di rete fognaria, raccolta rifiuti. Scrivono: «Intendiamo utilizzare la parte posta a piano terra come luogo ricreativo e sociale, approfittando delle numerose porte che sono poste in ogni stanza e della disposizione logistica dei locali. Non servono nemmeno le porte antipanico. La struttura non necessita di interventi significativi e in nessun caso a carico della proprietà per la messa in funzione delle opere tecniche». Dice Donatello Baldo: «Del Comune nessuno è venuto a fare una perizia. Era passato un giorno il capo di gabinetto Andreatta con dei tecnici e, avendo trovato chiusa la struttura, se ne sono tornati indietro. Segno che non c’è alcuna volontà politica».
di Concetto Vecchio

leggi il comunicato del Comitato dei Garanti

Global Project Trento

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