I sinti trentini ricordano il Porrajmos, lo sterminio degli zingari nei lager nazisti
SABATO 27 GENNAIO ORE 15.00
presso palazzo PAT , p.zza Dante ( Trento), l'Associazione Siniti del Trentino - sezione dell'Opera Nomadi nazionale, depositerà una corona di fiori presso la lapide che ricorda i morti trentini nei campi di concentramento.
http://istima.noblogs.org/
Associazione Sinti del Trentino
Anche quest'anno, come già avvenuto nel 2005 e nel 2006, l'Associazione Sinti del Trentino vuole portare l'attenzione della società su un pezzo di storia dimenticata, proprio in occasione della Giornata della Memoria: non collocandoci "fuori" o in alternativa alle iniziative ufficiali, ma tentando di dare il nostro contributo ad una commemorazione che non può in alcun modo permettersi di ignorare la tragedia che, nel contesto dell'Olocausto, colpì le popolazioni sinte e rom.
Il rigetto e l'indifferenza consumatisi a livello sociale hanno permesso che anche la storia tacesse, che il massacro del Porrajmos (divoramento; il termine ròmani si riferisce al genocidio - circa mezzo milione di morti - avvenuto nel corso della seconda guerra mondiale) del popolo sinto e rom potesse essere considerato un capitolo di scarsa rilevanza della Shoà. A differenza degli altri gruppi colpiti, per le genti zingare non c'è stato riscatto; nonostante abbiano subito una persecuzione di tipo razziale, solo pochi decenni fa sono stati riconosciuti loro dalla Germania i diritti al risarcimento. Il popolo dei rom-sinti-kalé è un popolo transnazionale, che non ha mai dichiarato guerra a nessun altro popolo: nonostante ciò, in tanti stati i rom non sono riconosciuti nemmeno come minoranze linguistiche - anche in Italia è così. Un filo conduttore di rifiuti, bandi e violenze traccia la storia dei tanti gruppi zingari, dal loro arrivo in Europa intorno all'anno 1000, fino ai nostri giorni. Già partendo dalle leggende e dalle denominazioni si possono focalizzare le differenti visioni e relazioni che intercorrono tra il we-group - il sistema dell'identità e l'out-group - il sistema dell'alterità: il senso comune, gli stereotipi ed i pregiudizi sono strumenti convenzionali che sostituiscono l?esperienza diretta e permettono di instaurare rapporti di vicinanza-lontananza con universi etnici altri. Gli stessi vocaboli con cui si identificano i rom contribuiscono ad una segregazione linguistica che sfocia nella segregazione razziale vera e propria, bene in evidenza nei cosiddetti "campi nomadi".
Il Porrajmos si configura come l'apice della lotta contro la piaga zingara, che si ritiene infetti da secoli la società "normale". Se politici-scienziati-industriali misero a punto un razionale progetto d'eugenetica ed ingegneria sociale, altre persone, che hanno rivestito ruoli di indirizzo e comando, hanno fatto sì che negli anni del dopoguerra determinate porzioni di storia siano state consapevolmente rimosse. Oltre al silenzio c'è anche il revisionismo ed il negazionismo: noi gaggè (non zingari) non sappiamo niente dei sinti e dei rom, conosciamo solo gli zingari descritti dalle rappresentazioni sociali; la conoscenza stereotipata e rassicurante, e l'immagine preconfezionata dello zingaro sono i denominatori comuni negli interpellati.
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Associazione Sinti del Trentino
Anche quest'anno, come già avvenuto nel 2005 e nel 2006, l'Associazione Sinti del Trentino vuole portare l'attenzione della società su un pezzo di storia dimenticata, proprio in occasione della Giornata della Memoria: non collocandoci "fuori" o in alternativa alle iniziative ufficiali, ma tentando di dare il nostro contributo ad una commemorazione che non può in alcun modo permettersi di ignorare la tragedia che, nel contesto dell'Olocausto, colpì le popolazioni sinte e rom.
Il rigetto e l'indifferenza consumatisi a livello sociale hanno permesso che anche la storia tacesse, che il massacro del Porrajmos (divoramento; il termine ròmani si riferisce al genocidio - circa mezzo milione di morti - avvenuto nel corso della seconda guerra mondiale) del popolo sinto e rom potesse essere considerato un capitolo di scarsa rilevanza della Shoà. A differenza degli altri gruppi colpiti, per le genti zingare non c'è stato riscatto; nonostante abbiano subito una persecuzione di tipo razziale, solo pochi decenni fa sono stati riconosciuti loro dalla Germania i diritti al risarcimento. Il popolo dei rom-sinti-kalé è un popolo transnazionale, che non ha mai dichiarato guerra a nessun altro popolo: nonostante ciò, in tanti stati i rom non sono riconosciuti nemmeno come minoranze linguistiche - anche in Italia è così. Un filo conduttore di rifiuti, bandi e violenze traccia la storia dei tanti gruppi zingari, dal loro arrivo in Europa intorno all'anno 1000, fino ai nostri giorni. Già partendo dalle leggende e dalle denominazioni si possono focalizzare le differenti visioni e relazioni che intercorrono tra il we-group - il sistema dell'identità e l'out-group - il sistema dell'alterità: il senso comune, gli stereotipi ed i pregiudizi sono strumenti convenzionali che sostituiscono l?esperienza diretta e permettono di instaurare rapporti di vicinanza-lontananza con universi etnici altri. Gli stessi vocaboli con cui si identificano i rom contribuiscono ad una segregazione linguistica che sfocia nella segregazione razziale vera e propria, bene in evidenza nei cosiddetti "campi nomadi".
Il Porrajmos si configura come l'apice della lotta contro la piaga zingara, che si ritiene infetti da secoli la società "normale". Se politici-scienziati-industriali misero a punto un razionale progetto d'eugenetica ed ingegneria sociale, altre persone, che hanno rivestito ruoli di indirizzo e comando, hanno fatto sì che negli anni del dopoguerra determinate porzioni di storia siano state consapevolmente rimosse. Oltre al silenzio c'è anche il revisionismo ed il negazionismo: noi gaggè (non zingari) non sappiamo niente dei sinti e dei rom, conosciamo solo gli zingari descritti dalle rappresentazioni sociali; la conoscenza stereotipata e rassicurante, e l'immagine preconfezionata dello zingaro sono i denominatori comuni negli interpellati.
PER NON DIMENTICARE TUTTE LE VITTIME DELLA VIOLENZA NAZIFASCISTA
PER DARE FORZA OGNI GIORNO ALLA PACE E ALLA SOLIDARIETA'
PER ABBATTERE TUTTI I MURI DI INTOLLERANZA ED ESCLUSIONE
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