19.5.08

Superba è la notte: le sinossi dei film

superba è la notte
ogni venerdì dal 16 maggio al 6 giugno 2008
al CINEMAFUTURA – CS Bruno Trento

La notte di Michelangelo Antonioni – Italia, 1960 – durata: 122’
Lento sfaldarsi dei rapporti affettivi tra lo scrittore Giovanni Pontano e la moglie Lidia. Come in tutti i film di M. Antonioni, la crisi del sentimento d'amore è la spia di una crisi più vasta, anche sociale. Scritto con Tonino Guerra e Ennio Flaiano (e con la collaborazione di Ottiero Ottieri), è una variazione e, insieme, un approfondimento dei temi di L'avventura (1959), ma il paesaggio vi ha importanza assai minore. Musiche di Giorgio Gaslini che ebbero il Nastro d'argento 1962, oltre a quelli per il miglior film e per M. Vitti attrice non protagonista e a Berlino Orso d'oro e premio Fipresci.


L’appartamento (The apartment) di Billy Wilder - Usa, 1960 - durata: 125’
Bud Baxter, impiegato in una grande società di assicurazioni, fa carriera prestando il suo appartamento ai superiori in fregola di avventure extraconiugali. Ci va anche la ragazza dei suoi sogni. 5 Oscar: miglior film, sceneggiatura, scenografia, montaggio e regia. Ma l'avrebbero meritato anche i 2 protagonisti. Uno dei capolavori di Wilder. Cinico, divertente e amarissimo. Ritratto della solitudine metropolitana. Commedia drammatica o dramma comico? Un raro esempio di equilibrio perfetto tra le 2 componenti. S. MacLaine ebbe la Coppa Volpi a Venezia 1960, un premio della British Academy e, come J. Lemmon, la nomination all'Oscar. (Morandini)


La lingua del santo di Carlo Mazzacurati – Italia, 2000 – durata: 110’
Road-movie che da Padova attraversa la collina veneta per finire nella laguna veneziana: Willy, interpretato da F. Bentivoglio e Antonio (A. Albanese), ladri per disperazione, fra un furtarello e l'altro, un giorno si trovano quasi per caso a rubare la lingua del santo patrono di Padova e scappano per non farsi arrestare…
Nelle storie grottesche dei due protagonisti vediamo l’inesorabile cambiamento che dalla metà degli anni ’80 ha portato all’affermarsi di quello che oggi è il “modello Nord-est”.

M - il mostro di Dusseldorf di Fritz Lang – Germania, 1931 – durata: 117’
Nel 1931 Fritz Lang gira M - Il mostro di Dusseldorf, in cui un ignoto assassino (con il volto indimenticabile di Peter Lorre) violenta e uccide numerose bambine senza lasciare alcuna traccia.
Ispirato a una vicenda reale, Lang riprende i suoi temi preferiti, come il contrasto tra giustizia ufficiale e giustizia privata, ed esalta gli effetti fotografici e quelli sonori, realizzando l'antesignano dei film sui serial-killer, divenuti negli ultimi anni un vero e proprio genere.


La morte corre sul fiume (Night of the hunter) di Charles Laughton – USA, 1955 – durata: 90’
Harry Powell, pastore protestante, uccide alcune vedove per denaro. Uccide anche Willa Harper, ma i suoi due figlioletti gli danno filo da torcere. Riescono a fuggire da lui allontanandosi sul fiume con una barca. In loro soccorso giunge una cara vecchietta, Rachel, che dà rifugio ai bambini abbandonati.
Grande fiaba orrorifica, più per atmosfera che per scene violente, resa convincente da una regia secca e originale (la rima e unica regia dell'attore Charles Laughton), il film è un atto d'accusa contro il fanatismo nella religione cristiana e i falsi profeti, con riferimento al sud degli Stati Uniti. Tratto dal romanzo di Davis Grubb e girato in poco più di un mese, è forse la più grande e sfaccettata interpretazione di Mitchum, che sette anni dopo, ne Il promontorio della paura, si calerà in un personaggio molto simile.


I trafficanti della notte (The night and the city) di Jules Dassin – Gran Bretagna, 1950 – durata: 101’
Harry Fabian, equivoco avventuriero, organizza in un night-club di Londra incontri clandestini di lotta greco-romana, ma pesta i piedi a un ras della malavita che ha il monopolio degli incontri di catch. Con Forza bruta (1947) è il miglior film americano (anche se girato e ambientato a Londra) di J. Dassin, regista con la vocazione della violenza, apostolo della ribellione, cultore dell'energia individuale. È anche una delle vette del cinema nero per i caratteri del protagonista, un perdente dominato dal destino, per la descrizione irrealista di Londra, calata nell'ombra e nella bruma, per l'uso della fotografia (Max Greene) e della musica (Franz Waxman). (Morandini)


Taxi blues di Pavel Lungin – Francia, 1990 – durata: 110’
Nella Mosca di Gorbaciov nasce una strana amicizia tra Liocha (P. Mamonov), sassofonista ebreo alcolizzato che vive solo per la musica, e Schlikov (P. Zaitchenko), tassista rozzo, violento e antisemita che bada soprattutto al denaro. Nella sua collera disperata, straripante di urla e di furore, ma anche di tenerezza, sapiente nella descrizione della metropoli comunista, sostenuto da una colonna sonora in presa diretta (gli assolo del sax tenore sono di Harold Singer), è un film profondamente russo con una struttura narrativa forte da cinema americano. Si appoggia a due personaggi più veri e più grandi della vita che nell'edizione italiana hanno la voce di Mino Caprio (il sassofonista) e Massimo Dapporto (il tassista). Premio per la regia a Cannes. (Morandini)


Le notti bianche di Luchino Visconti – Italia, 1957 – durata: 107’
Dal racconto (1848) di F. Dostoevskij: Mario conosce Natalia che si strugge nell'attesa del ritorno di un amante. Quando sembra che finalmente i due si amino, l'assente ritorna….

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