Iniziativa in solidarietà con la popolazione libica questo pomeriggio in piazza Pasi a Trento. "Gheddafi criminale, basta alla complicità italiana" lo striscione che dal presidio è stato portato in testa al corteo che, attraversando il centro storico, è arrivato fino al Commissariato del Governo.
Lungo il percorso sosta simbolica davanti allo sportello Unicredit per evidenziare quali sono i rapporti economici che legano le banche e le aziende italiane con il satrapo libico.
Nei numerosi interventi si è ribadita la vicinanza alle rivoluzioni che le popolazioni in tutto il nord Africa stanno, con coraggio, portando avanti negli ultimi mesi. Rivoluzioni che ci parlano di un cambiamento reale e di libertà, e proprio per questo fanno paura. Quella libica, l'ultima in ordine di tempo, sta venendo repressa nel sangue dalla ferocia della tirannia di Gheddafi rafforzata negli anni dalle politiche complessive dell'UE e in particolare dell'Italia.
Infatti il governo Berlusconi, in continuità con la sua storia coloniale, sostiene il regime per difendere i profitti petroliferi dell'Eni e quelli di aziende come Impregilo, Finmeccanica e Unicredit (e molte altre) - colpevolmente conniventi con il dittatore libico - ma anche i vergognosi trattati contro i diritti di migranti e rifugiati. Da anni infatti i governi italiani hanno fatto della Libia la propria frontiera meridionale, finanziando la costruzione di autentici lager nel deserto per imprigionare i profughi africani. E di fronte a questi precisi legami è importante continuare le mobilitazioni di protesta affinché il governo cancelli gli accordi del 2008 tra Italia e Libia costruiti sulla pelle di migranti e rifugiati africani, e sia garantito il diritto all'accoglienza di tutti i profughi che arrivano in queste settimane in Italia.
Come necessario è continuare un'ampia campagna di boicottaggio attivo di quelle aziende che fanno affari con il governo libico perchè l'Italia passi dall'essere complice con i dittatori all'essere complice con le popolazioni in rivolta.
1 commento:
Sì i libici si sentono soli. Le diplomazia e la politica temporeggiano per calcolo.Grazie della vostra mobilitazione!
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