10.11.06

Festa mesta

da http://buldra.splinder.com/

La notte di Halloween, insieme ad altri loschi figuri trentini, ho fatto il giro delle feste (di Halloween appunto) della mia città. Ovvero Trento. Pur non avendo mai vissuto al di fuori di essa, io come molti miei consimili, mi sono sempre lamentato della scarsità di verve delle serate atesine. Mi sono sempre lamentato (ci siamo sempre lamentati), un po’ a sproposito, visto che nessuno di noi si è mai adoperato per cambiare la situazione o emigrare in altri posti.
Ma quello che è successo il 31 di ottobre è diverso. Perché il 31 di ottobre, nel mio animo, ho avuto la prova che le lamentele erano giuste, e che le serate trentine sono sempre sottotono. Anzi, mi correggo, fanno cagare.
La gente è in media più triste che in altri posti, e le sbronze sono in media più moleste che in altri posti. Gli orari sono più mesti che in altri posti e i locali sono anch’essi più mesti. Ma soprattutto, il giovane trentino medio è più mesto degli altri giovani italiani medi.
Ho le prove. E l’ho percepito. Precisamente quando all’una di notte, il dj-merda di turno, infilava l’ennesimo disco anni ’80 tamarro in un locale di bikers con venti persone dentro, di cui tre pseudo-fighe vestite come delle baldracche, attorniate da un campione altamente rappresentativo di abitante atesino medio. Volevo essere da tutt’altra parte insieme ai miei amizzi. Tipo come quando eravamo in Puglia con il Fradicio. Ad ingrassare e a bere otto mojitos e un litro di bianco a testa. Ricordi Fradicio? Io pesavo almeno quindici chili in più, e tu hai rischiato di affogare.
Comunque, chiedo venia se ho urtato la sana e dignitosa trentinità dei trentini, e chiedo scusa anche alla metà trentina di me stesso. Che poi non è una questione di qualità di divertimento o di orari o di tipo di attività. È proprio l’atmosfera delle feste trentine ufficiali e delle serate trentine che è mesta. È una cosa intrinseca. O forse sono io che sono mesto e triste dentro e me la meno troppo.
Ed è per questo che, accolgo l’appello giuntomi in quel del Caribe, e mi levo il cappello ad interim, ai creatori di BRUNO. E alla faccia mesta di Alberto Pacher.

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