Giovedì 12 novembre ore 18 @ Enolibreria da Jurka
Presentazione di “La Strega mascherata" di Colonel Duruti, edizioni Spartaco.
Saranno presenti l'editore Giovanni Lamanna e il traduttore Alessandro Bresolin.
A seguire aperitivo e buffet
Presentazione di “La Strega mascherata" di Colonel Duruti, edizioni Spartaco.
Saranno presenti l'editore Giovanni Lamanna e il traduttore Alessandro Bresolin.
A seguire aperitivo e buffet
Sinossi:
Il romanzo è ambientato nell’estate 1987, e si svolge quasi interamente in Italia, dove hanno trovato riparo i membri del Soviet dopo le loro eclatanti azioni di qualche settimana prima in Francia. Siamo nell’Italia della DC e del pentapartito, che usciva dagli anni di piombo, che leggeva Frigidaire e Corto Maltese. Il Soviet però non è nel belpaese per fare turismo, ma per incitare alla rivolta il popolo italiano. Per riuscirci i suoi membri hanno le idee chiare.
L’obiettivo delle loro azioni si chiama Carlo Laronda, ed è sorprendente come il Soviet abbia scelto con lungimiranza un personaggio simile: protetto dalla camorra, dal Vaticano, dalla DC, membro della loggia massonica P2, attivo in diversi settori: tessile, alimentare, ma soprattutto nelle costruzioni. Il Soviet sa che Laronda ha un grande cantiere al momento, grandissimo, a Campagna Lupia, dove sta costruendo una new town sul lato sud della laguna veneziana.
Il Soviet non ha dubbi, bisogna metterlo nelle condizioni di non nuocere più. In questo troverà il sostegno di alcuni compagni di strada italiani, come il Topo Bianco, parabola di una rivolta individuale che troverà un suo ruolo.
Dettaglio tutt’altro che secondario il romanzo La strega mascherata è dedicato e ispirato al pensiero di Yona Friedman, architetto, filosofo e artista ungherese, e alle sue riflessioni sull’urbanismo e sulla città.
Intenzioni dell’autore:
La Strega Mascherata rappresenta il secondo episodio della saga del Soviet, gruppo anarco-terrorista dalle spiccate doti artistiche. La serie è composta da cinque romanzi scritti a quattro mani da Yves Fremion ed Emmanuel Jouanne con lo pseudonimo Colonel Durruti. Il primo della serie è Ammazza un bastardo!, pubblicato in Italia dalle edizioni Spartaco nel 2007.
Lo stile adottato da Colonel Durruti può essere definito come un noir fantapolitico d’ispirazione situazionista, ricco di riferimenti reali al mondo della politica, dell’arte e della cultura. Ironia corrosiva e gusto per la provocazione sono tra le caratteristiche che contraddistinguono la scrittura di Colonel Durruti, che fin dal primo romanzo mostra di ispirarsi all’atto surrealista più semplice evocato da Andrè Breton: “Scendere in strada con il revolver in pugno e sparare a caso nella folla”.
Il ritmo di La Strega mascherata, come degli altri romanzi della serie, è incalzante, strutturato con un montaggio quasi cinematografico. Apparentemente i canoni del genere sono rispettati, in realtà Colonel Durruti li capovolge con la sua ispirazione sovversiva. Con il suo terrorismo surrealista, il Soviet vuol mostrare alla gente come non si debba temere capi e caporali che li circondano, facendogli capire che ribellarsi al marcio che vediamo intorno a noi è facile, basta volerlo. La parola d’ordine è il sabotaggio della società mercantile che paralizza e inibisce i desideri in nome del lavoro, del dovere, del senso di colpa.
Incipit:
Bologna, Ospedale Sant’Orsola, 3 maggio 1986, ore 18.40
«Allora, dottor Belloni?».
«Le analisi non portano da nessuna parte: nessuna traccia nelle urine, nelle feci o nel sangue. I bambini sono stati intossicati da una sostanza misteriosa. Conserviamo comunque una speranza...».
«Si?».
«Li abbiamo interrogati a lungo, e gli interni stanno stilando una lista di tutto ciò che hanno ingerito nelle ultime quarantott’ore. I resti dei pasti della mensa sono stati mandati in laboratorio per le analisi, ma non penso che ci possano essere di grande aiuto; i bambini che mangiano a casa accusano gli stessi sintomi degli altri. Resta una pista...».
Il dottor Belloni esitò come se temesse, con un’ipotesi troppo audace, di compromettere la sua recente promozione in ospedale. Infine si decise:
«Mi riferisco alla festa della scuola che si è svolta ieri. Hanno partecipato tutti gli allievi. Forse i biscotti... O le bibite... Cerchiamo. I biscotti non hanno avuto un gran successo, sembra; ma il caldo ha spinto al consumo di Fanta. Aranciata e limonata. Lavoriamo piuttosto su questo fronte. Tutti i piccoli ammalati sembrano aver bevuto della Fanta. Resta da verificare se anche quelli che sono sfuggiti all’intossicazione ne hanno bevuta, nel qual caso l’ipotesi non terrebbe più».
«Bene. Manderò degli uomini a interrogare i bambini che sono tornati a casa».
«Grazie, commissario. Questo ci farà guadagnare un po’ di tempo».
«Mi metterò in contatto anche con la scuola affinché vi spediscano le bottiglie di Fanta rimanenti e possiate, in questo modo, concludere le vostre analisi».
Bologna, via del Pratello, commissariato Due Torri, 3 maggio 1986, ore 21.03
Il commissario Garofalo era inquieto; da quando aveva ottenuto il posto a Bologna ne aveva viste di tutti i colori – furti, stupri, rivolte studentesche, tafferugli di ogni genere, risse sanguinose nelle osterie, tutto quello che componeva la quotidianità di uno sbirro in una grande città dove la gente aveva sangue caldo e spirito polemico. Ma questa storia dei bambini intossicati non gli piaceva affatto. Cinquantaquattro casi erano troppi, più che troppi... Soprattutto in una scuola religiosa, cosa che i miscredenti non avrebbero mancato di strumentalizzare. E il suo istinto di vecchia volpe degli affari sporchi gli diceva che qualcosa non andava; non somigliava alla banale storia di un’intossicazione alimentare, anche se l’istituto scolastico in questione, a dirla tutta, non era rinomato per la freschezza del suo rancio...
Quando squillò il telefono, due ore dopo la precedente chiamata del camice bianco, il commissario Garofalo aveva già messo sotto torchio quarantadue pregiudicati.
«Ci sono novità» disse immediatamente il dottore.
«L’ascolto».
«Dietilamide dell’acido lisergico, le dice qualcosa? Ne abbiamo trovato tracce nella bibita».
«LSD?».
«Esatto. In quantità abbastanza leggera da non provocare allucinazioni troppo... grosse... ma sufficiente per un’intossicazione».
Il romanzo è ambientato nell’estate 1987, e si svolge quasi interamente in Italia, dove hanno trovato riparo i membri del Soviet dopo le loro eclatanti azioni di qualche settimana prima in Francia. Siamo nell’Italia della DC e del pentapartito, che usciva dagli anni di piombo, che leggeva Frigidaire e Corto Maltese. Il Soviet però non è nel belpaese per fare turismo, ma per incitare alla rivolta il popolo italiano. Per riuscirci i suoi membri hanno le idee chiare.
L’obiettivo delle loro azioni si chiama Carlo Laronda, ed è sorprendente come il Soviet abbia scelto con lungimiranza un personaggio simile: protetto dalla camorra, dal Vaticano, dalla DC, membro della loggia massonica P2, attivo in diversi settori: tessile, alimentare, ma soprattutto nelle costruzioni. Il Soviet sa che Laronda ha un grande cantiere al momento, grandissimo, a Campagna Lupia, dove sta costruendo una new town sul lato sud della laguna veneziana.
Il Soviet non ha dubbi, bisogna metterlo nelle condizioni di non nuocere più. In questo troverà il sostegno di alcuni compagni di strada italiani, come il Topo Bianco, parabola di una rivolta individuale che troverà un suo ruolo.
Dettaglio tutt’altro che secondario il romanzo La strega mascherata è dedicato e ispirato al pensiero di Yona Friedman, architetto, filosofo e artista ungherese, e alle sue riflessioni sull’urbanismo e sulla città.
Intenzioni dell’autore:
La Strega Mascherata rappresenta il secondo episodio della saga del Soviet, gruppo anarco-terrorista dalle spiccate doti artistiche. La serie è composta da cinque romanzi scritti a quattro mani da Yves Fremion ed Emmanuel Jouanne con lo pseudonimo Colonel Durruti. Il primo della serie è Ammazza un bastardo!, pubblicato in Italia dalle edizioni Spartaco nel 2007.
Lo stile adottato da Colonel Durruti può essere definito come un noir fantapolitico d’ispirazione situazionista, ricco di riferimenti reali al mondo della politica, dell’arte e della cultura. Ironia corrosiva e gusto per la provocazione sono tra le caratteristiche che contraddistinguono la scrittura di Colonel Durruti, che fin dal primo romanzo mostra di ispirarsi all’atto surrealista più semplice evocato da Andrè Breton: “Scendere in strada con il revolver in pugno e sparare a caso nella folla”.
Il ritmo di La Strega mascherata, come degli altri romanzi della serie, è incalzante, strutturato con un montaggio quasi cinematografico. Apparentemente i canoni del genere sono rispettati, in realtà Colonel Durruti li capovolge con la sua ispirazione sovversiva. Con il suo terrorismo surrealista, il Soviet vuol mostrare alla gente come non si debba temere capi e caporali che li circondano, facendogli capire che ribellarsi al marcio che vediamo intorno a noi è facile, basta volerlo. La parola d’ordine è il sabotaggio della società mercantile che paralizza e inibisce i desideri in nome del lavoro, del dovere, del senso di colpa.
Incipit:
Bologna, Ospedale Sant’Orsola, 3 maggio 1986, ore 18.40
«Allora, dottor Belloni?».
«Le analisi non portano da nessuna parte: nessuna traccia nelle urine, nelle feci o nel sangue. I bambini sono stati intossicati da una sostanza misteriosa. Conserviamo comunque una speranza...».
«Si?».
«Li abbiamo interrogati a lungo, e gli interni stanno stilando una lista di tutto ciò che hanno ingerito nelle ultime quarantott’ore. I resti dei pasti della mensa sono stati mandati in laboratorio per le analisi, ma non penso che ci possano essere di grande aiuto; i bambini che mangiano a casa accusano gli stessi sintomi degli altri. Resta una pista...».
Il dottor Belloni esitò come se temesse, con un’ipotesi troppo audace, di compromettere la sua recente promozione in ospedale. Infine si decise:
«Mi riferisco alla festa della scuola che si è svolta ieri. Hanno partecipato tutti gli allievi. Forse i biscotti... O le bibite... Cerchiamo. I biscotti non hanno avuto un gran successo, sembra; ma il caldo ha spinto al consumo di Fanta. Aranciata e limonata. Lavoriamo piuttosto su questo fronte. Tutti i piccoli ammalati sembrano aver bevuto della Fanta. Resta da verificare se anche quelli che sono sfuggiti all’intossicazione ne hanno bevuta, nel qual caso l’ipotesi non terrebbe più».
«Bene. Manderò degli uomini a interrogare i bambini che sono tornati a casa».
«Grazie, commissario. Questo ci farà guadagnare un po’ di tempo».
«Mi metterò in contatto anche con la scuola affinché vi spediscano le bottiglie di Fanta rimanenti e possiate, in questo modo, concludere le vostre analisi».
Bologna, via del Pratello, commissariato Due Torri, 3 maggio 1986, ore 21.03
Il commissario Garofalo era inquieto; da quando aveva ottenuto il posto a Bologna ne aveva viste di tutti i colori – furti, stupri, rivolte studentesche, tafferugli di ogni genere, risse sanguinose nelle osterie, tutto quello che componeva la quotidianità di uno sbirro in una grande città dove la gente aveva sangue caldo e spirito polemico. Ma questa storia dei bambini intossicati non gli piaceva affatto. Cinquantaquattro casi erano troppi, più che troppi... Soprattutto in una scuola religiosa, cosa che i miscredenti non avrebbero mancato di strumentalizzare. E il suo istinto di vecchia volpe degli affari sporchi gli diceva che qualcosa non andava; non somigliava alla banale storia di un’intossicazione alimentare, anche se l’istituto scolastico in questione, a dirla tutta, non era rinomato per la freschezza del suo rancio...
Quando squillò il telefono, due ore dopo la precedente chiamata del camice bianco, il commissario Garofalo aveva già messo sotto torchio quarantadue pregiudicati.
«Ci sono novità» disse immediatamente il dottore.
«L’ascolto».
«Dietilamide dell’acido lisergico, le dice qualcosa? Ne abbiamo trovato tracce nella bibita».
«LSD?».
«Esatto. In quantità abbastanza leggera da non provocare allucinazioni troppo... grosse... ma sufficiente per un’intossicazione».
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