Giovedì 11 e venerdì 12 dicembre 2008
Cinemafutura presenta:
Parola d’ordine libertà: il cinema di Corso Salani
[ Vedi la locandina ]
Luoghi di confine o in capo al mondo. Occasioni mancate. Voci e silenzi lontani, ma sempre presenti, in storie in cui si mescolano spesso “realtà” e “finzione”: questo il cinema di Corso Salani, unico nel panorama del cinema italiano.
Io non faccio distinzione tra realtà e finzione. Per me contano le immagini che suscitano interesse in me e spero anche negli altri L’occasione di filmare è per me occasione per nascondermi nel luogo dove giro il film, per nascondermi dietro al personaggio.
Lavorare con uno o due collaboratori ti permette di entrare senza disturbare, di cogliere la vita quando accade. Diventa naturale entrare in scena. Solo in Occidente ho lavorato con una troupe di venti persone, che infatti erano distaccate, mentre tu metti tutto te stesso. Lavorare con pochissimi collaboratori fa sì che anche loro partecipino al film con la tua stessa intensità. Ho bisogno di avere un controllo assoluto perché il film è parte di me. Così se le cose non vanno me la prendo con me stesso.
* *(da un intervista di Stefania Bonelli e Chiara Lenzi www.schermaglie.it)
Io non faccio distinzione tra realtà e finzione. Per me contano le immagini che suscitano interesse in me e spero anche negli altri L’occasione di filmare è per me occasione per nascondermi nel luogo dove giro il film, per nascondermi dietro al personaggio.
Lavorare con uno o due collaboratori ti permette di entrare senza disturbare, di cogliere la vita quando accade. Diventa naturale entrare in scena. Solo in Occidente ho lavorato con una troupe di venti persone, che infatti erano distaccate, mentre tu metti tutto te stesso. Lavorare con pochissimi collaboratori fa sì che anche loro partecipino al film con la tua stessa intensità. Ho bisogno di avere un controllo assoluto perché il film è parte di me. Così se le cose non vanno me la prendo con me stesso.
giovedì 11 dicembre: serata cinema
** ore 21.00: Occidente – Italia, 2000 – 95’
storia di Malvina, giovane rumena, che all'indomani della rivoluzione rumena dell’1989 si rifugia in Italia, in quel Nord-Est che assomiglia sempre più a una Romania post-dittatura svenduta agli americani
storia di Malvina, giovane rumena, che all'indomani della rivoluzione rumena dell’1989 si rifugia in Italia, in quel Nord-Est che assomiglia sempre più a una Romania post-dittatura svenduta agli americani
** ore 22.30: Gli occhi stanchi – Italia, 1996 –95’
Ewa ritorna in Polonia dopo otto anni trascorsi in Occidente e si racconta ai suoi compagni di viaggio
venerdì 12 dicembre: incontro con il regista e serata cinema
** ore 21.00: Imatra – Italia, 2007 – 60’
Blanca si rifugiata ad Imatra, cittadina finlandese al confine con la Russia, ma l’uomo da cui fugge la raggiunge.. insolita commedia tra maestosi panorami e grotteschi monumenti. Terzo lavoro della serie “Confini d’Europa”
Cinemafutura intervista Corso Salani
Eugen si Ramona – Italia, 1989
testimonianze sulla rivoluzione rumena del 1989: la distruzione provocata dagli scontri armati, la volontà di conquistare la libertà dal regime dittatoriale e il desiderio di una progressiva normalità
Corso Salani
Regista e attore.
Nasce nel 1961 a Firenze, dove si è diplomato presso l’Istituto di Scienze Cinematografiche.
Dal 1985 vive a Roma.
Esordisce nella regia nel 1984 con “'Zelda”, girato in Super8 nell'isola di Capraia.
Aiuto regista di Carlo Mazzacurati per “Notte italiana” (1987), realizza nel 1989 il primo lungometraggio Voci d'Europa, tre episodi autoprodotti, premiati al Festival Riminicinema.
Viaggiatore instancabile, alterna l’attività di attore e quella di regista.
Dopo il documentario sulla rivoluzione rumena Eugen si Ramona (1989), firma i lungometraggi Gli ultimi giorni (1991), Gli occhi stanchi (1995), il pluripremiato Cono Sur (1998), Occidente (2000), Palabras (2003), Il peggio di noi (2006), e la fortunata serie di 6 film - documentari Confini d’Europa (2006-2007), tra cui ricordiamo Imatra.
Tra le sue interpretazioni: i due film di Marco Risi '”Muro di gomma” (1991) e “Nel continente nero” (1992), il bellissimo “La fine è nota” (1993) di Cristina Comencini, “Il vento di sera” di Andrea Adriatico.
Nel giugno 2008 ha anche esordito come narratore, pubblicando il racconto Pochi metri d’occidente per Donzelli editore.
Le sinossi dei film
giovedì 11 dicembre
Occidente Italia, 2000 – 95’
Occidente è un film inconsueto nel panorama cinematografico italiano contemporaneo. Duro, intransigente, impietoso, fatto in assoluta povertà di mezzi, racconta la storia di Malvina, giovane rumena, che all'indomani della rivoluzione rumena dell’1989 si rifugia in Italia, in quel Nord-Est che assomiglia sempre più a una Romania post-dittatura svenduta agli americani.
È questa una delle intuizioni coraggiose di Corso Salani, che riesce a trasmettere l'angoscia di una estraneità non riconciliabile. Non a caso la vicenda che muove il film - anzi sarebbe meglio dire che lo immobilizza - ha come set i luoghi limitrofi alla base militare di Aviano, tra soldati americani, immigrati dell'est e popolazione autoctona, in una carrellata di situazioni che restituiscono un'atmosfera pietrificata.
«Occidente è legato al 1989, l’anno della rivoluzione rumena. Nasce da un documentario da me girato in Romania, dedicato ai giovani che, fucile in mano, cercavano di assicurarsi un futuro migliore. Poi le cose per i rumeni non sono state facili; qualcuno di loro ha fatto il grande salto ed è arrivato nell’Europa occidentale. Anche Malvina, la protagonista del nostro film. L’osservazione della sua vita fa da filo conduttore a un discorso più ampio su come le persone affidano le proprie speranze al futuro e su come poi vengono disilluse dal presente, da qualunque presente. Su come diventi necessario, per andare avanti, aggrapparsi al passato, ingigantendone il valore, mitizzandolo fino a farlo diventare l’unico motivo, l’unica giustificazione per esistere» (Corso Salani)
Presentato al “Torino Film Festival 2000”, Premio per l’interpretazione ad Aagnieszka Cczekanska (la protagonista) al festiva “Annecy cinema italien”, 2001.
Gli occhi stanchi– Italia, 1996 –95’
Dopo otto anni trascorsi in Europa occidentale (Cipro, Düsseldorf, Fiumicino, Viareggio, Roma), Ewa torna nel suo paese, in Polonia). Durante il viaggio in pulmino con un trio di cineasti (regista, operatore, fonico) racconta le sue tristi peripezie nel mondo della prostituzione, della schiavitù, dell'esilio. Girato in video e in presa diretta e poi gonfiato a 35 mm, è un personalissimo e originale film di strada la cui apparente spontaneità dei mezzi non nasconde la sapiente costruzione narrativa e la raffinata scansione stilistica: luce diurna all'inizio e alla fine del viaggio, mentre la confessione di Ewa (A. Czekanska è un'allieva dell'Accademia Drammatica di Varsavia) è immersa in una dominante, quasi astratta oscurità. Ma chi è il vero narratore: la ragazza o Salani che interviene, traducendo le sue parole?
venerdì 12 dicembre
Imatra – Italia, 2007 – 60’
Imatra è una cittadina finlandese collocata giusto alla frontiera con la Russia, nella Carelia meridionale, una città la cui unica attrattiva di rilievo – alcune cascate di straordinaria bellezza – è stata nascosta pur di produrre energia elettrica in quantità. Una città che non ha mai avuto un piano regolatore e la cui economia è decollata solo grazie al flusso ininterrotto di cittadini russi che si recano lì per gli acquisti più diversi. Di per sé Imatra può apparire come un mero “shock absorber” tra la ricchezza un po’ satolla e il benessere lievemente annoiato dei paesi scandinavi e gli stenti e le sperequazioni sociali di quel che resta dell’Unione Sovietica.
E’ in questo luogo che Blanca si è ritirata alla ricerca di un po’ di quiete, dopo una storia d’amore tormentata. Ma il suo ex la raggiunge, per girare un documentario: tra panorami maestosi di neve e di laghi e lente riprese d’interni di fabbrica, tra interviste incrociate a politici locali russi e finlandesi ed improbabili slogan su austere cittadine baciate dal successo, si dipana un dialogo intimo, delicato, a tratti ironico, a tratti commovente.
Presentato in vari festival, è stato premiato al Festival di Locarno 2007
Eugen si Ramona – Italia, 1989
testimonianze sulla rivoluzione rumena del 1989: la distruzione provocata dagli scontri armati, la volontà di conquistare la libertà dal regime dittatoriale e il desiderio di una progressiva normalità.
** a seguire:
Cinemafutura intervista Corso Salani
Eugen si Ramona – Italia, 1989
testimonianze sulla rivoluzione rumena del 1989: la distruzione provocata dagli scontri armati, la volontà di conquistare la libertà dal regime dittatoriale e il desiderio di una progressiva normalità
Corso Salani
Regista e attore.
Nasce nel 1961 a Firenze, dove si è diplomato presso l’Istituto di Scienze Cinematografiche.
Dal 1985 vive a Roma.
Esordisce nella regia nel 1984 con “'Zelda”, girato in Super8 nell'isola di Capraia.
Aiuto regista di Carlo Mazzacurati per “Notte italiana” (1987), realizza nel 1989 il primo lungometraggio Voci d'Europa, tre episodi autoprodotti, premiati al Festival Riminicinema.
Viaggiatore instancabile, alterna l’attività di attore e quella di regista.
Dopo il documentario sulla rivoluzione rumena Eugen si Ramona (1989), firma i lungometraggi Gli ultimi giorni (1991), Gli occhi stanchi (1995), il pluripremiato Cono Sur (1998), Occidente (2000), Palabras (2003), Il peggio di noi (2006), e la fortunata serie di 6 film - documentari Confini d’Europa (2006-2007), tra cui ricordiamo Imatra.
Tra le sue interpretazioni: i due film di Marco Risi '”Muro di gomma” (1991) e “Nel continente nero” (1992), il bellissimo “La fine è nota” (1993) di Cristina Comencini, “Il vento di sera” di Andrea Adriatico.
Nel giugno 2008 ha anche esordito come narratore, pubblicando il racconto Pochi metri d’occidente per Donzelli editore.
Le sinossi dei film
giovedì 11 dicembre
Occidente Italia, 2000 – 95’
Occidente è un film inconsueto nel panorama cinematografico italiano contemporaneo. Duro, intransigente, impietoso, fatto in assoluta povertà di mezzi, racconta la storia di Malvina, giovane rumena, che all'indomani della rivoluzione rumena dell’1989 si rifugia in Italia, in quel Nord-Est che assomiglia sempre più a una Romania post-dittatura svenduta agli americani.
È questa una delle intuizioni coraggiose di Corso Salani, che riesce a trasmettere l'angoscia di una estraneità non riconciliabile. Non a caso la vicenda che muove il film - anzi sarebbe meglio dire che lo immobilizza - ha come set i luoghi limitrofi alla base militare di Aviano, tra soldati americani, immigrati dell'est e popolazione autoctona, in una carrellata di situazioni che restituiscono un'atmosfera pietrificata.
«Occidente è legato al 1989, l’anno della rivoluzione rumena. Nasce da un documentario da me girato in Romania, dedicato ai giovani che, fucile in mano, cercavano di assicurarsi un futuro migliore. Poi le cose per i rumeni non sono state facili; qualcuno di loro ha fatto il grande salto ed è arrivato nell’Europa occidentale. Anche Malvina, la protagonista del nostro film. L’osservazione della sua vita fa da filo conduttore a un discorso più ampio su come le persone affidano le proprie speranze al futuro e su come poi vengono disilluse dal presente, da qualunque presente. Su come diventi necessario, per andare avanti, aggrapparsi al passato, ingigantendone il valore, mitizzandolo fino a farlo diventare l’unico motivo, l’unica giustificazione per esistere» (Corso Salani)
Presentato al “Torino Film Festival 2000”, Premio per l’interpretazione ad Aagnieszka Cczekanska (la protagonista) al festiva “Annecy cinema italien”, 2001.
Gli occhi stanchi– Italia, 1996 –95’
Dopo otto anni trascorsi in Europa occidentale (Cipro, Düsseldorf, Fiumicino, Viareggio, Roma), Ewa torna nel suo paese, in Polonia). Durante il viaggio in pulmino con un trio di cineasti (regista, operatore, fonico) racconta le sue tristi peripezie nel mondo della prostituzione, della schiavitù, dell'esilio. Girato in video e in presa diretta e poi gonfiato a 35 mm, è un personalissimo e originale film di strada la cui apparente spontaneità dei mezzi non nasconde la sapiente costruzione narrativa e la raffinata scansione stilistica: luce diurna all'inizio e alla fine del viaggio, mentre la confessione di Ewa (A. Czekanska è un'allieva dell'Accademia Drammatica di Varsavia) è immersa in una dominante, quasi astratta oscurità. Ma chi è il vero narratore: la ragazza o Salani che interviene, traducendo le sue parole?
venerdì 12 dicembre
Imatra – Italia, 2007 – 60’
Imatra è una cittadina finlandese collocata giusto alla frontiera con la Russia, nella Carelia meridionale, una città la cui unica attrattiva di rilievo – alcune cascate di straordinaria bellezza – è stata nascosta pur di produrre energia elettrica in quantità. Una città che non ha mai avuto un piano regolatore e la cui economia è decollata solo grazie al flusso ininterrotto di cittadini russi che si recano lì per gli acquisti più diversi. Di per sé Imatra può apparire come un mero “shock absorber” tra la ricchezza un po’ satolla e il benessere lievemente annoiato dei paesi scandinavi e gli stenti e le sperequazioni sociali di quel che resta dell’Unione Sovietica.
E’ in questo luogo che Blanca si è ritirata alla ricerca di un po’ di quiete, dopo una storia d’amore tormentata. Ma il suo ex la raggiunge, per girare un documentario: tra panorami maestosi di neve e di laghi e lente riprese d’interni di fabbrica, tra interviste incrociate a politici locali russi e finlandesi ed improbabili slogan su austere cittadine baciate dal successo, si dipana un dialogo intimo, delicato, a tratti ironico, a tratti commovente.
Presentato in vari festival, è stato premiato al Festival di Locarno 2007
Eugen si Ramona – Italia, 1989
testimonianze sulla rivoluzione rumena del 1989: la distruzione provocata dagli scontri armati, la volontà di conquistare la libertà dal regime dittatoriale e il desiderio di una progressiva normalità.
Nessun commento:
Posta un commento