Otto mesi di carcere per aver cercato di fare l’insegnante. In Italia. Fa sorridere, a dirla così, che un insegnante che prova, una volta tanto, a creare un dibattito approfondito sulla droga con i propri alunni venga accusato di aver “istigato” dei minorenni. A cosa poi, a farsi una canna? Invece dovrebbe far piangere, questo episodio, per la situazione che questa accusa delinea.Un insegnante ha il ruolo di entrare nel merito delle questioni che vengono affrontate, e non può evidentemente (o almeno non dovrebbe) fermarsi ad un generico “drogarsi fa male” o “drogarsi fa bene”; dovrebbe cercare di portare il dibattito ad esperienze che siano attinenti anche alla vita quotidiana degli studenti, perché la discussione sia stimolante e produttiva.
Lo sanno tutti, anche le mamme e tra un po’ anche le nonne, ma a scuola non si può dire. Ci chiediamo perché sia così pericoloso riportare una volta tanto alla realtà, anche in una scuola, il dibattito sulle droghe: la scuola dovrebbe essere il luogo dell’approfondimento, e invece chi approfondisce viene buttato fuori.
Secondo noi riportare il dibattito alla realtà, nell’ambito degli usi e degli abusi di sostanze psicoattive, significa avere il coraggio di ammettere alcuni semplici dati di fatto: primo tra tutti l’evidente fallimento del proibizionismo e le contraddizioni a cui le politiche proibizioniste portano: aggressioni, violenze disagio sociale, esclusione.
Ci sembra una vergogna che chi ha il coraggio di mettere in discussione una politica fallimentare ma che è ancora legge dello Stato venga messo a processo. Tanto più ci sembra vergognoso che su casi come questo avvenuto a Borgo Valsugana la scuola trentina non sappia intervenire, rivendicando, se non altro, l’autonomia dell’insegnante nel suo lavoro. Per questo va la nostra più solidarietà all’insegnante di Borgo, che per aver trattato una volta tanto gli studenti da persone adulte, mettendo da parte il “bigottismo” e l’imbarazzo, si è trovato in una situazione di negazione della propria libertà, di insegnante ma prima ancora di cittadino.
ReteStudenti Tn "Istigatrice"
leggi l’agenzia di stampa: Professore condannato per istigazione a uso di droga
Lo sanno tutti, anche le mamme e tra un po’ anche le nonne, ma a scuola non si può dire. Ci chiediamo perché sia così pericoloso riportare una volta tanto alla realtà, anche in una scuola, il dibattito sulle droghe: la scuola dovrebbe essere il luogo dell’approfondimento, e invece chi approfondisce viene buttato fuori.
Secondo noi riportare il dibattito alla realtà, nell’ambito degli usi e degli abusi di sostanze psicoattive, significa avere il coraggio di ammettere alcuni semplici dati di fatto: primo tra tutti l’evidente fallimento del proibizionismo e le contraddizioni a cui le politiche proibizioniste portano: aggressioni, violenze disagio sociale, esclusione.
Ci sembra una vergogna che chi ha il coraggio di mettere in discussione una politica fallimentare ma che è ancora legge dello Stato venga messo a processo. Tanto più ci sembra vergognoso che su casi come questo avvenuto a Borgo Valsugana la scuola trentina non sappia intervenire, rivendicando, se non altro, l’autonomia dell’insegnante nel suo lavoro. Per questo va la nostra più solidarietà all’insegnante di Borgo, che per aver trattato una volta tanto gli studenti da persone adulte, mettendo da parte il “bigottismo” e l’imbarazzo, si è trovato in una situazione di negazione della propria libertà, di insegnante ma prima ancora di cittadino.
ReteStudenti Tn "Istigatrice"
leggi l’agenzia di stampa: Professore condannato per istigazione a uso di droga
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