www.myspace.com/tvbuddhas
Damsel's Demon Lovers (Trento)
www.myspace.com/damselsdemonlovers
Inizio live ore 22.00
Ingresso 4 Euro, prima delle 21.30 la metà.
i film degli anni duemila del regista de “I pugni in tasca”
22 e 23 ottobre 2009
CINEMAFUTURA – CS Bruno Trento – Via Dogana, 1
GIOVEDÌ 22 OTTOBRE
ore 20.30 presentazione del libro con intervista
Leonardo Gandini, docente di storia del cinema all’Università di Trento e al DAMS di Bologna, intervista Patrizia Caproni, autrice di Lo Sguardo Inquieto. Marco Bellocchio tra immaginario e realtà, 2009- ed. “Le Mani”
la cinematografia più recente di Marco Bellocchio raccontata in un libro che ha già ricevuto diversi apprezzamenti, colmando una lacuna critica nell’opera di un maestro del cinema
a seguire Il regista di matrimoni |Italia, 2006 |107’
un regista famoso in fuga dal suo lavoro, dalla sua città, forse da se stesso, incontra, in Sicilia, un regista che vive realizzando filmini per i matrimoni..
VENERDÌ 23 OTTOBRE
ore 20.30 L’ora di religione | Italia, 2002 |102’
ll pittore Ernesto Picciafuoco viene a sapere da un prete che la propria madre sarà beatificata. Cosa potrebbe accadere se una futura santa risultasse madre di un non credente?
ore 22.30 Buongiorno notte | Italia, 2003 |105’
Gli "anni di piombo" rivivono attraverso la vicenda di Chiara, brigatista coinvolta nel rapimento di Aldo Moro. Tratto da ‘’Il prigioniero” di Laura Braghetti.
Sulla solidarietà.
Avremmo dovuto esprimerla subito la solidarietà per i fogli di via che hanno colpito alcuni occupanti dell'Assillo. Abbiamo sbagliato ad aspettare. Ma solo chi coltiva la malafede o agita il vento della calunnia può pensare che il silenzio di questi giorni nasca da un disinteresse per questi fatti o peggio per una sorta di compiacimento nell'assistere all'utilizzo di uno strumento che tanto assomiglia al confino di fascista memoria. La solidarietà a chi subisce una tanto grave forma di limitazione della libertà è scontata e fa parte della nostra storia politica. In questi giorni, da alcuni, ci è arrivata la richiesta di trovare il modo di esplicitare la nostra vicinanza a coloro che hanno dovuto subire l'arbitrarietà di questo provvedimento.
Lo facciamo ora - con convinzione - prendendoci anche il tempo di aggiungere alcuni appunti utili al chiarimento. Perché la solidarietà è un sentimento e non un atto dovuto o formale, e non è nemmeno la prassi automatica che procede per forza d'inerzia: non possiamo nascondere che questo sentimento - che nessuno deve mettere in discussione - si è scontrato con altri sentimenti che negli anni si sono sommati nel cuore collettivo dell'esperienza del Bruno. Ad esempio il sentimento della delusione, quella che abbiamo provato nel leggere - sui muri del percorso del corteo che dopo lo sgombero dell'ex Zuffo è stato convocato a Trento - il volantino firmato "alcuni anarchici" che non solo negava la solidarietà, ma addirittura accusava gli occupanti di collusioni, di trattativismo, di poca radicalità, ma forse - in sostanza - di non essere come loro.
Ieri ci siamo riuniti nell'assemblea di gestione e questi contrasti li abbiamo valutati assieme, condividendo l'idea che di fronte alla sproporzione dei dispositivi di repressione che hanno colpito alcuni occupanti dell'Assillo la solidarietà dev'essere l'espressione incondizionata che ci muove, anche se la stessa solidarietà non è stata reciproca o se si scontra con altri sentimenti che legittimamente abitano i nostri cuori.
Con un ritardo che per nulla indebolisce la profonda sincerità delle nostre dichiarazioni, esprimiamo la nostra solidarietà a quanti sono stati raggiunti dal "foglio di via", condanniamo la repressione che impedisce la libera espressione del movimento e giudichiamo questo provvedimento un retaggio fascista verso cui opporsi radicalmente.
Sulle occupazioni in generale.
Ogni forma di autogestione è autonoma e legittima di per sé. Con questa convinzione viviamo il nostro spazio e il rapporto con qualsiasi altro spazio, senza credere che ci siano occupazioni legittime e altre illegittime, autogestioni buone e autogestioni cattive. Non c'è un criterio, un abc, una "Carta" dei centri sociali che indichi le modalità da seguire o le regole da rispettare. Non è più radicale un'occupazione rispetto alla gestione di uno spazio in affitto o in comodato d'uso.
Non ci siamo mai permessi e mai ci permetteremo di giudicare i metodi, le scelte, le iniziative di un'altra parte di quel variegato mondo che è la mappa dei centri sociali italiani. Siamo consci di essere una parzialità di questa rete, di essere uno dei tanti modi in cui si può immaginare l'esistenza e la costruzione di un spazio occupato e autogestito. Nei confronti di altre realtà, di altre filosofie di occupazioni pur non trovando la condivisione dei percorsi e delle pratiche proviamo un profondo rispetto. Siamo sicuri che anche la nostra parzialità - quella del Centro Sociale Bruno - non trovi la condivisione di tutti, ma siamo certi che una storia di anni - fatta di occupazioni, sgomberi, denunce, processi, centinaia di iniziative di ogni tipo fatte dentro e fuori gli spazi da noi occupati - meriti il rispetto che a volte viene negato in maniera superficiale e spesso volgare.
Su di noi in particolare.
Fin dal primo momento in cui abbiamo messo piede dentro la palazzina Ex Zuffo, nell'estate del 2002, abbiamo chiesto a gran voce la legalizzazione dello spazio autogestito da noi occupato. Abbiamo continuato a farlo negli anni, fino ad oggi. E' la scelta fatta insieme a tanti altri che questo spazio hanno contribuito a costruire, una scelta che, coerente, è rimasta tale e quale per tutti questi anni. Come tanta parte dei centri sociali italiani, anche il Centro Sociale Bruno si relaziona in maniera dialettica con le istituzioni e con i proprietari degli immobili occupati al fine di garantirne la continuità progettuale e l'esperienza dell'autogestione.
Un metodo che si interrompe e ritorna allo scontro nel momento in cui si chiudono le possibilità del confronto e si minaccia lo sgombero.
Ad oggi è ancora aperta la strada del dialogo con le istituzioni affinché si possa arrivare ad una soluzione per la legalizzazione del Centro Sociale Bruno. Ci preme sottolineare che fino ad ora il centro sociale è "tollerato" e non si è aperta, né in maniera formale né informale, nessuna trattativa con la proprietà.
Il Centro Sociale Bruno è il prodotto della sua autogestione, un'assemblea di uomini e donne che in autonomia scelgono i percorsi, attuano le pratiche e costruiscono i progetti che riempiono lo spazio sociale. Può piacere o non piacere. Lo si può condividere o non apprezzare. Ma verso questa forma di autogestione, e verso tutte le altre, esigiamo il più alto rispetto.
Si può dire tutto del Centro Sociale Bruno ma non permetteremo che nessuno, direttamente o indirettamente, accusi questo spazio di trarre profitto dalle proprie attività o che anche un solo centesimo venga utilizzato per il ristoro personale di qualcuno degli occupanti. Verso queste accuse non vale né il dialogo, né il confronto...
Il ritorno dei 99 Posse
Il ritorno sulle scene della band avviene dopo ben sette anni di assenza. Dal loro ultimo concerto a Napoli (5 gennaio 2002), molte cose sono cambiate.
ll gruppo ritrova un'Italia in piena emergenza democratica ed economica, un Paese in declino nel quale si sperimentano inedite politiche repressive che alimentano nel corpo sociale sempre più frequenti episodi di razzismo e intolleranza.
I severi richiami dell'Onu sui respingimenti di massa, le ronde che rievocano la polizia di partito, l'assenza di misure di sostegno per precari, disoccupati, immigrati e lavoratori a basso reddito, le leggi razziali, le offese di esponenti politici della Lega ai cittadini napoletani, gli attacchi omofobi, rendono bene l'idea del lager a cielo aperto nel quale le destre padane e nazionali vogliono trasformare l'Italia.
In questa situazione la voce di una band che si è sempre schierata dalla parte dei più deboli e dei meno garantiti vuole tornare a essere un punto di riferimento per tutti quelli che non si stancano di sognare e lottare per un mondo diverso e migliore. Nel frattempo la crisi del mercato discografico ed i modelli proposti dalla TV (musicisti scelti da discutibili format di “talent scouting” destinati ad un successo usa-e-getta) hanno reso ancora più difficile per i gruppi che privilegiano tematiche sociali e politiche nella propria produzione musicale, emergere ed arrivare al grande pubblico.
Per questo il ritorno della 99 Posse assume i caratteri di una scommessa, di un azzardo che si auspica proficuo, quello di un gruppo che canterà canzoni scomode senza giri di parole, testando anche i livelli di tolleranza nell'Italia dei nostri giorni, per riprendersi il posto che merita nella scena musicale nazionale.
Gli Elettrofandango fanno musica dal 2004.
Portano in giro per l'Italia tutta la loro passione per il cantautorato italiano rauco, per il rock torcibudella, per la musica ambientale pesante, per le videoproiezioni pornografiche, per lo spettacolo scenico sudato, per le citazioni di Bukowski, per le teste da cavallo, per il biancoenero di Jarmush, per i taxi sbattuti, per l'alchimia di Jodorowsky e soprattutto per Remo Remotti e le sue porcherie.
Marco Giusto: le chitarre
Francesco Montagner: i fusti, il ferro
Stefano Scattolin: il basso elettrico, il theremin ottico
Alberto Boem: le videoproiezioni
Giovanni Battista: la voce, il caos