In treno verso Genova, sicuramente.
Meeting-point:
Stazione FS di Trento ore 7.30
Stazzione FS di Rovereto ore 7.45
C’è un filo che corre dall’area di sevizio di Badia al Pino, vicino Arezzo, e arriva a Piazza Alimonda a Genova. E’ il filo delle Menzogne di Stato. Nella fattispecie quelle che sistematicamente coprono l’agire di poliziotti assassini. Che per "tragico errore" ammazzano a colpi di pistola cittadini inermi. Può toccare al ladruncolo, al piccolo rom, a chi non rispetta l’Alt, al rumeno, al consumatore di droghe. A un ragazzo che dorme nella sua auto.
A Carlo Giuliani.
A Aldo Bianzino in carcere a Perugia.
A Gabriele Sandri.
Un carabiniere, un poliziotto, prende lucidamente la mira, impugna l’arma a due mani, spara, hai finito di vivere. Lui non pagherà, nessuno di loro ha mai pagato. Si confezionano in tempo reale le falsificazioni, le alterazioni a una dinamica di tutta evidenza, gli inganni di questori e ministri, le complicità dei media. E’ sempre stato così. I genitori sanno dei loro figli ammazzati dalle televisioni, le stesse che raccontano che il fatto grave è un altro: oggi la rabbia dei compagni dell’ultima vittima, che si portano a casa l’accusa di terrorismo; ieri la determinazione a non farsi massacrare dei compagni di Carlo, che rispondono di aver messo Genova a ferro e fuoco.
Si parlerà a lungo del tifo violento e delle misure da prendere; si parlerà sempre meno dell’agente che aveva intuito, forse, un tentativo di rapina e non ha esitato a far fuoco. Dell’assassinio di Carlo non si vuole più parlare. Della sospensione dei diritti e della democrazia, della determinazione politica a fare di Genova G8 2001 il teatro di prove tecniche di guerra interna non occorre più parlare.
Occorre parlare di una manciata di manifestanti e caricare su loro e solo su di loro una prospettiva di giustizia che alla fine avrà il suo corso perchè la prescrizione, a differenza di ciò che riguarda agenti massacratori e torturatori, non paralizzerà l’esecuzione delle pene: da sei a sedici anni.
Devastazione e saccheggio. Terrorismo. Emergenza.
Tornare a Genova per chiedere rispetto per chi si è difeso da una violenza omicida, per chi dalla stessa violenza domani sarà costretto a difendersi. Per chiedere verità e smascherare le menzogne di ieri e di oggi. Per opporsi alla licenza di uccidere. Per pretendere garanzie di incolumità per chi manifesta.
Per Gabriele Sandri, anche.
Liberitutti
Centro Sociale Bruno
Stazione FS di Trento ore 7.30
Stazzione FS di Rovereto ore 7.45
C’è un filo che corre dall’area di sevizio di Badia al Pino, vicino Arezzo, e arriva a Piazza Alimonda a Genova. E’ il filo delle Menzogne di Stato. Nella fattispecie quelle che sistematicamente coprono l’agire di poliziotti assassini. Che per "tragico errore" ammazzano a colpi di pistola cittadini inermi. Può toccare al ladruncolo, al piccolo rom, a chi non rispetta l’Alt, al rumeno, al consumatore di droghe. A un ragazzo che dorme nella sua auto.
A Carlo Giuliani.
A Aldo Bianzino in carcere a Perugia.
A Gabriele Sandri.
Un carabiniere, un poliziotto, prende lucidamente la mira, impugna l’arma a due mani, spara, hai finito di vivere. Lui non pagherà, nessuno di loro ha mai pagato. Si confezionano in tempo reale le falsificazioni, le alterazioni a una dinamica di tutta evidenza, gli inganni di questori e ministri, le complicità dei media. E’ sempre stato così. I genitori sanno dei loro figli ammazzati dalle televisioni, le stesse che raccontano che il fatto grave è un altro: oggi la rabbia dei compagni dell’ultima vittima, che si portano a casa l’accusa di terrorismo; ieri la determinazione a non farsi massacrare dei compagni di Carlo, che rispondono di aver messo Genova a ferro e fuoco.
Si parlerà a lungo del tifo violento e delle misure da prendere; si parlerà sempre meno dell’agente che aveva intuito, forse, un tentativo di rapina e non ha esitato a far fuoco. Dell’assassinio di Carlo non si vuole più parlare. Della sospensione dei diritti e della democrazia, della determinazione politica a fare di Genova G8 2001 il teatro di prove tecniche di guerra interna non occorre più parlare.
Occorre parlare di una manciata di manifestanti e caricare su loro e solo su di loro una prospettiva di giustizia che alla fine avrà il suo corso perchè la prescrizione, a differenza di ciò che riguarda agenti massacratori e torturatori, non paralizzerà l’esecuzione delle pene: da sei a sedici anni.
Devastazione e saccheggio. Terrorismo. Emergenza.
Tornare a Genova per chiedere rispetto per chi si è difeso da una violenza omicida, per chi dalla stessa violenza domani sarà costretto a difendersi. Per chiedere verità e smascherare le menzogne di ieri e di oggi. Per opporsi alla licenza di uccidere. Per pretendere garanzie di incolumità per chi manifesta.
Per Gabriele Sandri, anche.
Liberitutti
Centro Sociale Bruno
Info treni 17 novembre: csabruno@gmail.com // 3381580265
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