10.4.07

Amore e rabbia, rabbia e amore

Contributo di Rocco, Base Autogestita Dro
Siamo fuori, siamo dappertutto. Il vento che soffia non ci piega, ci sposta in ogni angolo della città.
È il materialismo di questa società quello che tenta di spazzarci via, quello che pensa, sgomberandoci da Bruno, di cancellarci, di cancellare i nostri sogni. Ma non è così facile. I nostri desideri, le nostre fantasie, le nostre emozioni non seguono quel ritmo matematico che il progredire della società contemporanea ci vuole imporre; quello schema insipido del disinteresse da tutto quello che è il vero rapporto umano.
Il nostro amore è un sentimento radicale, che fluttua su quel senso di colpa universale e che ci consente di volare distante da chi ci confonde le idee che tentiamo di mantenere chiare. Il nostro è un amore determinato, che non può essere prevaricato da nessuno, che quando vede la nebbia infittirsi sopra la terra, diventa rabbia. Lo sgombero, la violenza che ci è stata imposta, il ghiaccio che vuole soffocare il fuoco, ha portato il nostro amore dappertutto.
La nostra rabbia, allora, in questo tempo, decide di uscire dalla tranquillità dei ruoli, dalla via lattea degli errori, navigando la nostra poesia.
Le fiamme che si alzano dai copertoni adagiati sulla strada, le automobili tutte bloccate sul fare della sera, gli autobus in fila alla mattina presto, palazzo Thun assaltato con la scala artigianale e dalle nostre parole, è tutta poesia. Non è violenza, non è sfogo, non è vendetta, è solo legittima poesia; di quella che porta un’anziana signora della Val di Susa a tirare in testa il crocifisso al poliziotto, di quella che porta un ragazzo a distruggere a martellate gli aerei militari, che portava quei famosi “banditi” fuori dai loro portoni per liberare le città, di quella che ha infuocato le strade di Copenaghen.
La nostra è una rabbia di colore rosa, che viaggia per l’Europa, intrinseca alle relazioni delle persone. È un sentimento reticolare, globale, che attraversa tutte quelle realtà che hanno scelto di non sottomettersi al mutismo individualista della civiltà nella quale viviamo. La nostra produzione e riproduzione immateriale entra in scena, sconvolgendo l’improbabile intimità che la “città” ci vuole far credere di avere. Scende diretta, sorpassa i soliti commenti stereotipati della gente che non sa più cosa dire, vuota nella completa ignoranza; va oltre il sentimento di intolleranza riproposto dalle più infami persone, che cavalcano la situazione per militarizzare i rapporti e gestire le sicurezze delle persone con il controllo.
“L’altra città”, ecco quello che siamo.
Ora è più chiaro di prima. Noi siamo quelli definiti brutti, sporchi, nullafacenti, arroganti, ridicoli, viziati, che non fanno altre che disturbare chi lavora. Ecco perché la nostra moltitudine, che nasce dalla resistenza poetica alla gestione consumistica della vita, è un’altra città, è una strada diversa, perchè siamo inconcepibili per la banalizzazione della vita. Perché siamo diametralmente opposti allo scialbore di chi non sa distinguere l’amore dall’ipocrisia, la rabbia dalla cultura dell’odio. La nostra unica sana presunzione è il non essere tristi e delusi, di non scendere a patti con il nulla. Il loro definire “la nostra nullafacenza” dimostra ancora l’importanza che diamo al pensiero e agli affetti, in una società dove l’unico valore è la produttività lavorativa.
Amore e rabbia, le nostre iniziative. I nostri percorsi immersi in un mondo di smemorati, che classifica l’esistenza secondo la moda. Per questo siamo definiti viziati, perché sogniamo un posto per tutti, libero dalle culture di odio, e siamo determinati ad averlo. Le iniziative per i senzatetto e i migranti, l’Ambasciata dei Popoli, Ricky Gianco e Don Gallo contro il proibizionismo, il tributo ai Clash, l’autoriduzione al concerto di Caparezza, il camion della coca-cola che non passa, le duecento persone sul treno per Vicenza, la stazione bloccata contro la guerra globale, la tre giorni antifascista, l’occupazione creativa al Gocciadoro, Autoktoni e tutte le altre emozioni che sono state vissute, battono il tempo della ricerca dello spazio.
Bruno cammina nel bosco alla ricerca del proprio futuro, Bruno ama il mondo, è dolce, ma sa pure incazzarsi. Bruno ha molti amici, è moltitudine. È più agile, ha più estro, cerca i fiori che nascono dal cemento. Bruno siamo noi.
E il nostro amore è rabbia, la nostra rabbia è amore.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

davvero bella... complimenti all'autore!

Anonimo ha detto...

la vostra politica in fatto di libertà di parola e d'espressione consiste per caso nel pubblicare solo commenti positivi? fatevi un esame di coscienza..

tired ha detto...

La nostra politica consiste nel mostrare la faccia. Non pubblichiamo commenti non firmati. Tanto più se privi di una qualunque critica costruttiva.
Qualcun'altro dovrebbe farsi un esame di coscienza.

Ps. questo non è un giornale sovvenzionato dal comune eh, ma il blog del cso bruno. Il cancello di via Lampi è aperto se qualcuno ha da dire qualcosa, troppo facile sparar merda via web.

Chris