28.7.11

Genova 2011 - non spegni il sole se gli spari addosso -




Comunicato conclusivo dell'Assemblea di Uniti contro la crisi, uniti per l'alternativa

Di nuovo a Genova, riuniti in una grande assemblea, che ha visto la partecipazione di tante e tanti, chi a Genova ha vissuto le giornate del 2001, chi invece in quei giorni, per motivi anagrafici, non c'era. Un'assemblea ricca di interventi appassionati che hanno provato a fare del ricordo un motivo di riflessione sul presente, di immaginazione per il futuro.

Il dibattito si è concentrato sulla fase politica ed economica che stiamo attraversando, in Italia e in Europa (default degli Stati sovrani e crisi dell'euro), a partire da un bilancio articolato dell'anno politico che ha preso le mosse, nell'autunno del 2010, con le lotte della Fiom e dei meccanici e che poi si è infiammato con le mobilitazioni studentesche contro la legge Gelmini. Un anno straordinario, per intensità e forza dei movimenti, che si è concluso con quella che ormai tutti definiscono la “primavera italiana”: i sorprendenti risultati delle amministrative; il successo dei referendum.

Tutti gli interventi, però, si sono soffermati sulla delicatezza del passaggio politico che si sta determinando in queste settimane: al “vento di cambiamento” si sta accompagnando, nefasto, un vento di senso contrario che vuole chiudere gli spazi di democrazia e di partecipazione che hanno inondato le piazze italiane, scompaginato gli equilibri politici ed elettorali, respinto il nucleare e difeso il carattere comune dell'acqua.

Per questo motivo la discussione ha sottolineato la necessità di sviluppare l'unità politica e delle lotte su un livello più alto: all'opposizione alla crisi – opposizione che solo l'unità tra soggetti sociali differenti può qualificare – si tratta di affiancare un discorso programmatico sull'alternativa. Di fronte alla fine di Berlusconi non si può più far finta di nulla, non ci si può accontentare di una semplice alternanza del blocco di potere, ci vogliono piuttosto un discorso e una pratica politica e di conflitto che mettano al centro il tema della democrazia, dei beni comuni (non solo naturali, ma anche quelli artificiali, come il sapere, il lavoro, il territorio urbano), del reddito e del welfare universale, del lavoro e del contratto collettivo, della riconversione ecologica e del nuovo modello di sviluppo.

A partire da questa discussione, l'assemblea di ieri propone un percorso aperto e includente definito da due obiettivi principali: una grande assemblea da fare a Roma sabato 17 settembre; una grande manifestazione da fare, sempre a Roma, e sui temi della crisi e dell'alternativa, entro il mese di ottobre. Un percorso aperto e non identitario, appunto, ma che sia chiaro sui punti di programma e che, soprattutto, non sia il frutto di una semplice giustapposizione di sigle, ma che, piuttosto, maturi all'interno dei percorsi sociali concreti, che hanno animato le battaglie di questi mesi e che, speriamo, animeranno quelle dell'autunno che viene. Nella consapevolezza che nessuno è autosufficiente, siamo altrettanto convinti che non esistono formule passate pronte per ogni stagione, occorre inventare forme nuove e metodi di incontro e partecipazione capaci di offrire spazio di espressione alle soggettività che sono emerse nel “laboratorio politico” italiano di questi mesi straordinari di lotte e di successi.

Assemblea Uniti contro la crisi, Uniti per l'alternativa

Genova 22 luglio 2011

15.7.11

Genova 2011 - Uniti contro la crisi, uniti per l'alternativa

Per partenze da Trento: csabruno@gmail.com

Dal 21 al 23 luglio a Genova, dieci anni dopo.
Venerdì 22 Luglio ore 17.00 assemblea generale

Dopo le grandi lotte partite in ottobre da fabbriche e università, dopo le manifestazioni che hanno visto le donne in piazza, numerose come non accadeva da tempo, dopo le brecce aperte nel berlusconismo da Milano e Napoli, e soprattutto dopo lo straordinario risultato referendario, è iniziata una fase storica e politica nella quale, paradossalmente, sono molti e pericolosi i rischi che corre il “cambiamento”. Questo dipende da fattori che possiamo considerare oggettivi: può la “Primavera Italiana” non spaventare la casta della politica che alberga in tutti i gruppi dirigenti dei partiti, compresi quelli di opposizione? Crediamo di no. Aperto definitivamente il periodo terminale del ventennio berlusconiano, nel pieno della crisi neoliberista globale, il contrasto al cambiamento, all’uscita dalla crisi con una nuova idea di società e di eguaglianza, lo fornisce chi vorrebbe sostituire l’alternativa con un semplice cambio di gestione del potere pubblico. Qualcuno ha scritto che la “Primavera Italiana” passa per la Val di Susa, ed è proprio così: la lotta per i beni comuni e contro la logica del finanziamento degli interessi e delle rendite private con soldi pubblici come accade per la “grande opera” TAV, devastante ed inutile, è un nodo fondamentale dell’alternativa. Come lo è l’applicazione della volontà popolare espressa con il referendum sulla gestione dell’acqua nel nostro paese [ continua... ]

SPAZIO UNITICONTROLACRISI: dal 21 al 23 LUGLIO 2011 
GENOVA – AREA PORTO ANTICO


GIO. 21 LUGLIO
ore 18.00 ASSEMBLEA Rete Italiana per la Giustizia Ambientale e Sociale
ore 21.00 spettacolo teatrale “Non vengo dalla luna” di Carla Vitantonio

VEN. 22 LUGLIO
ore 17.00 ASSEMBLEA “UNITI CONTRO LA CRISI, UNITI PER L’ALTERNATIVA”
ore 21.00 spettacolo teatrale “Tornare a Genova” di Margine Operativo

SAB. 23 LUGLIO
ore 15.00 piazze partecipate: “piazza del lavoro” e “piazza delle migrazioni” a sanpierdarena
ore 17.00 partenza corteo dietro lo striscione “Uniti contro la crisi, Uniti per l’alternativa”

Le iniziative saranno trasmesse in diretta streaming video da globalproject
www.globalproject.info ) presente con un mediacenter all’interno dello spazio “uniticontrolacrisi” al Porto Antico e con regia mobile.
Per info e richieste accoglienza: accoglienzagenova.controlacrisi@gmail.com

7.7.11

Replica all'articolo de l'Adige sulla Val di Susa

Pubblichiamo una lettera di precisazioni di Francesca Manzini del Cso Bruno indirizzata al quotidiano l'Adige. Per approfondimenti, analisi, racconti e ultime novità dalla Val di Susa vi consigliamo di seguire globalproject.info e i siti dei compagni valsusini [ notav.info -- notav.it ]


A seguito della pubblicazione dell'articolo inerente alla giornata del 3 luglio in Val di Susa, scrivo per fare alcune precisazioni, dal momento che la formulazione del pezzo pubblicato quasi prefigura i militanti del CSO Bruno come perdigiorno che assieme ad altri professionisti della violenza si sono recati alla manifestazione con il solo scopo di cercare lo scontro con le forze dell'ordine. 
Ciò che l'articolo non ha in alcun modo messo in luce è la larghissima partecipazione alla giornata di domenica dei valligiani ma anche di quei cittadini provenienti da tutta Italia e che animano quei comitati e quelle associazioni che ogni giorno si mobilitano sui propri territori contro le nocività e per la difesa dei beni comuni, impegnandosi anche nella campagna referendaria sulla cui vittoria in tanti partiti hanno immeritatamente messo il cappello. 
Il Centro Sociale Bruno ha quindi voluto aderire ad una battaglia, quale quella della lotta contro l'alta velocità in Val di Susa, che non possiamo non sentire come anche nostra dal momento che la posta in gioco è alta: la democrazia e la possibilità stessa di decidere del proprio futuro, senza subire passivamente decisioni imposte con arroganza dall'alto. 
In seguito al violentissimo sgombero militare con cui lo scorso 27 luglio, grazie all'impiego di 2500 agenti in assetto antisommossa e all'ampio utilizzo di gas lacrimogeni ed urticanti, è stato dato l'avvio del cantiere di Chiomonte, sono stati gli stessi comitati valligiani a lanciare pubblicamente l'appello a recarsi in valle allo scopo di circondare le recinzioni del cantiere ed esercitare forme di pressione. Ed è a questo appello che anche il Centro Sociale Bruno ha voluto rispondere. 
Quello che è successo poi è che non appena i manifestanti si sono avvicinati alle reti è arrivata puntuale la dura ed illegale reazione delle forze dell'ordine. Illegale per via dell'impiego di gas lacrimogeni al CS, classificati come arma chimica ed il cui utilizzo è vietato dalla Convenzione di Ginevra (che però ha validità sono in tempo di guerra), sparati ad altezza uomo. Come già hanno chiarito nel corso di una conferenza stampa i comitati promotori della manifestazione, anche noi rifiutiamo l'etichetta "manifestanti buoni vs manifestanti cattivi": la vera violenza non è stata perpetrata da chi a questo corteo si è recato con sciarpe imbevute di maalox o di succo di limoni oppure proteggendosi con una maschera antigas (tutte armi di difesa e non di offesa!), ma sta piuttosto nell'attacco deliberato da parte delle forze dell'ordine ai danni di un corteo straordinariamente eterogeneo, utilizzando armi che definire improprie è poco. Queste poche righe nella speranza di riuscire a rompere l'insopportabile cappa di menzogne che in queste ore stanno imponendo i media mainstream.

6.7.11

NO TAV - Il diritto di essere contro

Comunicato degli studenti medi sui fatti della val di Susa di domenica 3 luglio.

Domenica 3 luglio è stata una giornata importante per la lotta contro il progetto Tav in val di Susa,
migliaia di persone provenienti da tutt'Italia hanno risposto all'appello lanciato dai comitati promotori di una lotta che dura ormai da più di 20 anni.
Domenica a Chiomonte c'eravamo anche noi, studenti medi provenienti da tutto il nord est, decisi insieme a comitati, centri sociali e alla popolazione valsusina a riprenderci quello che le forze dell'ordine e il ministro Maroni ci hanno sottratto lunedì 27 giugno con una violenta azione con cui hanno smantellato il presidio della Maddalena.
Siamo arrivati in Val di Susa grazie ad un lungo percorso in difesa dei beni comuni che ci ha visto mobilitati sia per la scuola pubblica contro il DDL Gelmini sia per la campagna referendaria del 12 e 13 giugno.
Gli scontri avvenuti domenica, l'ingente utilizzo di lacrimogeni nei boschi e la violenza animalesca dei carabinieri sui ragazzi fermati sottolineano ancora una volta la mancanza di democrazia nel nostro Paese.
Jacopino, uno dei tanti studenti accorsi in difesa della valle, è stato colpito in pieno ventre da un lacrimogeno sparato da breve distanza da un carabiniere con la sola intenzione di fare male.
Ancora oggi si trova in ospedale a Susa, con una costola fratturata e a rischio intervento.
Siamo tutti/e vicini a Jacopo, eroe che non si è voluto tirare indietro di fronte all'arroganza della polizia e che fino in fondo ha portato avanti la battaglia No TAV.
Non siamo Black block e non ci riteniamo nemmeno i veri "violenti", la vera violenza è militarizzare un'intera vallata, sgomberare un presidio popolare e caricare vecchi e bambini.
Quello che siamo andati a fare domenica è stata un'azione reale di solidarietà e di difesa del nostro futuro, al contrario dell'operato della politica istituzionale, che pur definendosi in alcuni casi contraria all'alta velocità, risulta preoccupata solo dei propri interessi e mai pronta a incidere realmente nelle lotte.
Non basta sottoscrivere un appello per definirsi No TAV, le battaglie non si vincono seduti sulle poltrone dei luoghi del potere. Siamo una generazione delusa dalla politica dei grandi palazzi e per questo motivo ci sentiamo legittimati a riprendere in mano il nostro futuro, in val di Susa e ovunque ce ne sarà il bisogno.
Sono passati dieci anni dal G8 di Genova, e anche se noi non c'eravamo, possiamo dire attraverso i racconti di chi quelle giornate le ha vissute che molte cose non sono cambiate: è necessario rompere il silenzio sulla violenza delle forze dell'ordine, subito!
Rendiamo giustizia a Jacopo, Gianluca, Fabiano e a tutte le vittime della polizia di Stato.
Torneremo a Genova per dire che la storia siamo noi, e nessuno potrà cancellarci.

Collettivo studentesco Trento
Coordinamento studenti Venezia-Mestre
Coordinamento studenti medi Padova
Coordinamento studentesco Vicenza
Coordinamento studenti Schio
Collettivo studenti Treviso
Coordinamento studenti Verona

3.7.11

Fermare i violenti in divisa. Libertà immediata per gli attivisti fermati

Cronaca della giornata
Video dalla Val di Susa
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Fermare i violenti in divisa
Libertà immediata per gli attivisti fermati
3 / 7 / 2011

Chi ha guardato il telegiornali (tutti, nessuno escluso) della straordinaria giornata di lotta in val Susa non ha potuto sapere nulla. Se non la versione dei comandi dei carabinieri, della finanza, della polizia.
Chi ha visto i tg non ha saputo che tre nostri fratelli sono stati tra i molti aggrediti, picchiati, feriti gravemente e sottoposti a torture.
Jacopo, studente veneziano di 19 anni, è tuttora in ospedale con traumi gravissimi ed in condizioni molto serie. Il poliziotto che gli ha sparato con una granata lacrimogena da guerra lanciata ad alzo zero lo ha fatto volontariamente e sapendo di poter uccidere.
Fabiano, del Centro sociale TPO ed attivista per la giustizia ambientale e sociale -non “un pregiudicato” come riportato dai lanci di agenzia- è stato ferito gravemente riportando traumi lacero-contusi al capo, il setto nasale fratturato ed ha una mano spaccata.
Fabiano è stato picchiato per ore, anche con un tubo di metallo, e sottoposto a torture dopo il suo fermo, fino a rendere necessario il suo trasporto d'urgenza con elicottero in ospedale.
Gianluca, attivista del Centro sociale Rivolta è stato fermato e trasportato in ospedale per le botte ricevute.
Agli arrestati è stato riservato un trattamento violento con botte e con privazione delle cure mediche.
Chi lo ha fatto è un torturatore in concorso con altri, che vestono la stessa divisa.
A distanza di 10 anni da Bolzaneto, le pratiche dei reparti mobili italiani non sono cambiate per nulla.

Noi stiamo con Fabiano, con Iacopo, con Gianluca e staremo con loro per denunciare quello che hanno subito, per ottenere giustizia e facciamo appello ai giornalisti che non hanno smesso di pensare affinchè diano spazio e visibilità a questa altra verità che il can can mediatico di queste ore occulta completamente.
Chi si dissocia da “comportamenti violenti” si rivolga al Ministro Maroni e reclami le sue dimissioni, invece di confondersi nel gioco di distinzione tra manifestanti buoni e cattivi.

Ribellarsi ha significato costruire una giornata di indignazione generale, enorme e non ignorabile, con un assedio di massa di decine di migliaia di persone che hanno bloccato i cantieri accogliendo l'appello dei comitati no tav.
Noi eravamo a Chiomonte ed in Val Susa. E siamo felici di esserci stati. Perchè né Cota né Fassino possono fermare il vento che è cambiato.
Tutti liberi! Liberi tutti!

2.7.11

Riva del Garda - I razzisti siedono ancora in consiglio comunale

In arrivo denunce per gli antirazzisti mentre i razzisti sono al loro posto

Da quanto si apprende dalla stampa locale sarebbero in arrivo a sette (o sedici a seconda dei giornali) attivisti "vicini al Cso Bruno" delle denunce per aver interrotto, assieme al Coordinamento antirazzista di Riva del Garda e al Comitato Primo Marzo, la seduta del consiglio comunale di Riva per chiedere le dimissioni di tre consiglieri che di fronte alla tragedia dei bambini rom morti in un rogo a Roma, si rifiutarono di prendere parte al minuto di silenzio. Riportiamo il comunicato a firma del Cso Bruno di Trento.
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Apprendiamo dalla stampa locale che sarebbero in arrivo delle denunce ai danni di coloro che hanno deciso di non rimanere in silenzio di fronte alla brutalità razzista di fatti come quelli avvenuti nel consiglio comunale di Riva Del Garda, dove tre consiglieri comunali - Zambotti della lista civica (sic!), Bacchin della Lega e Santoni del Patt - hanno deciso di non partecipare al minuto di silenzio in ricordo dei quattro bambini rom bruciati in un rogo a Roma.
Se nella nostra società il vento soffiasse per il verso della vera giustizia, avremmo letto delle loro dimissioni o di un esplosione collettiva di indignazione da parte della politica rivana, perchè tali personaggi, sia di maggioranza che di opposizione, fanno apparire le istituzioni locali come fatte di persone nemmeno umane. 
Noi di fronte all'inumanità e meschinità di tali gesti, proprio perchè vogliamo far cambiare la direzione del vento, abbiamo voluto, come ci ricordava Vittorio Arrigoni dalla Striscia di Gaza, rimanere umani e denunciare, ben visibili e riconoscibili, quanto non ci sia mai fine all'ideologia del rancore. E sapendo bene cosa significa interrompere un consiglio comunale, abbiamo preteso che i razzisti se ne andassero, per aprire una discussione sulla maggioranza di centrosinistra rivana, senza pentirci di aver rotto l'apatia di una politica che lascia correre accadimenti di una gravità inaudita.
Questa breccia aperta ha poi rivelato tutte le contraddizioni del panorama politico rivano, dove il partito autonomista, scimmiottando la peggiore Lega e abbracciandone le posizioni xenofobe, pretende le case popolari solo per coloro che soddisfano strani concetti di "trentinità", dimostrando così una mentalità da piccola patria protesa a difendere il proprio pezzo di terra; o con un Sindaco più interessato a parlare degli zerbini dei negozi che deturpano il centro storico che a stigmatizzare ciò che deturpa la dignità di un'intera comunità.  
La nostra posizione, quindi, rimane invariata: vogliamo tutt'ora e chiediamo a gran voce le dimissioni dei tre consiglieri comunali Francesco Bacchin, Gianfranco Santoni e Piergiorgio Zambotti. E pensiamo che, senza troppi sforzi per la polizia, le uniche denunce giustificabili dovrebbero essere quelle di "istigazione all'odio razziale" e di conseguenza recapitate a loro. 
Riva Del Garda, nonostante questa brutta pagina, continuerà ad essere un territorio dove i razzisti non avranno la vera cittadinanza, quella che non viene scritta su un pezzo di carta, perchè ci sarà sempre qualcuno che, trovandosi di fronte a certe persone, farà abbassare loro la testa facendoli vergognare di ciò che sono.