7.11.06

Immigrati sfruttati nella raccolta mele

da www.meltingpot.org

Alcuni mesi fa ci siamo allarmati di fronte al racconto del giornalista dell’Espresso Fabrizio Gatti rispetto alle condizioni dei lavoratori migranti nei campi di pomodori pugliesi. Molte le prese di posizione che stigmatizzavano i comportamenti dei datori di lavoro che sfruttano centinaia di lavoratori costretti a condizioni di vita e di lavoro inaccettabili.
Ora veniamo a sapere che anche nel “civile e accogliente” Trentino, nella Val di Non di Melinda, agricoltori aiutati da immigrati conniventi mettono in atto dinamiche di caporalato fatte di ricatti e soldi da pagare per l’’ottenimento del permesso di soggiorno. Pratiche che non fanno che inasprire le tragiche problematiche che produce la legislazione sull’’immigrazione in Italia, con la Legge Bossi-Fini come prima con la Legge Turco-Napolitano.
Abbiamo visto sui giornali le immagini del pubblico ministero, degli imputati che avranno ottimi avvocati e comitati di sostegno che difenderanno sempre e comunque la loro immagine, le foto stupite dei politici e assessori, ma non vedremo mai quelle di coloro che sono stati sfruttati, schiavizzati, brutalizzati.
Sono i lavoratori immigrati che hanno dovuto pagare migliaia di euro per arrivare in Italia con la promessa di un lavoro e con la speranza di una vita nuova. Queste persone sono state umiliate due volte: dopo tutto questo, invece delle scuse da parte dell’Italia e del Trentino “onesto”, sono stati raggiunti da un decreto di espulsione, portati a forza da dove sono arrivati e lasciati soli con un debito ancora da pagare. A questi nuovi schiavi non dovrebbe essere concesso un permesso di soggiorno per motivi di dignità?

Aps Officina Sociale - Trento

Rassegna stampa: Schiavi nei campi, otto arresti.

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