21.10.06

dal Trentino del 21.10.'06: Nessun reato per i disordini alla festa della Repubblica, fu un legittimo dissenso

Fischi contro la bandiera, assolti i no global
Ribaltata in appello la sentenza di primo grado chiusa con cinque condanne

TRENTO. Fischiare la bandiera o il discorso del presidente della Repubblica, srotolare uno striscione contro l’esercito, «occupare» piazza Duomo nel corso della Festa della Repubblica non è reato. Lo ha stabilito ieri la Corte d’appello di Trento che ha assolto cinque no global dall’accusa di manifestazione non autorizzata per i disordini alle manifestazioni del 2 giugno del 2004. I giudici di secondo grado hanno ribaltato la prima sentenza che aveva condannato tutti e cinque gli imputati. L’accusa per tutti era la solita: manifestazione non autorizzata. Insomma: lì in piazza a contestare le celebrazioni quei disobbedienti non dovevano starci. Eppure un gruppo di loro si organizzò per bene portando scompiglio alla manifestazione. Poco prima dell’inizio della celebrazione in piazza Duomo arrivarono decine di no global, Disobbedienti in testa. In quei giorni c’era un clima di tensione per i precedenti episodi al Teatro Sociale, alla cerimonia per il 25 aprile e al «Moratti Day». Sul pennone montato per ospitare il tricolore italiano spuntò una bandiera della pace (poi tirata giù a forza di strattoni dalle forze dell’ordine), da una stanza dell’Hotel Venezia venne calato uno striscione con la scritta «L’Italia è in guerra. Assassini». E poi slogan contro i militari presenti e fischi durante la lettura del discorso del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Questi - in estrema sintesi - i fatti. Fu una manifestazione organizzata a tavolino (e non autorizzata) o un legittimo dissenso espresso durante una cerimonia pubblica che quindi non necessitava di alcuna autorizzazione? Il giudice Forlenza, in primo grado, credette alla ricostruzione dell’accusa, ritenendo che quelle decine di persone fossero presenti per partecipare ad una manifestazione organizzata da Donatello Baldo, Denis Giordano, Tommaso Iori, Antonino Mancini e Manuel Gilardini. Tutti e cinque vennero condannati - come richiesto dal pubblico ministero - a dieci giorni di reclusione, pena commutata in un’ammenda di 380 euro. In primo grado quel verdetto - in un volantino diffuso dai giovani della Tana - venne definito «una sentenza politica contro chi partecipi in modo critico e non allineato alla vita politica e sociale». Questa tesi, in sostanza, è stata riproposta in appello dall’avvocato Nicola Canestrini che ha spiegato come gli imputati quel giorno affollarono la piazza Duomo per partecipare alle celebrazioni del 2 giugno. «Andarono lì per partecipare ad una manifestazione di pace, come dovrebbe essere la festa della Repubblica italiana, ma si trovarono di fronte le forze armate schierate. A questo punto decisero di manifestare il loro dissenso fischiando la bandiera italiana e il discorso del presidente». Questa, in sintesi, la linea difensiva dell’avvocato Canestrini che - di fatto - esclude la preparazione di una «contro-manifestazione». La tesi ha convinto il collegio presieduto da Tito Garriba che ha assolto gli imputati con la formula più ampia: per non aver commesso il fatto. Una decisione accolta con gioia dalla decina di no global presenti in aula e che apre grossi varchi anche per i prossimi processi che vedono disobbedienti imputati per analoghe vicende.
LUCA PETERMAIER


Approfondimenti:

- 2 giugno 2004: Via i plotoni dalle nostre piazze! - La cronaca del 2 giugno
- 9 maggio 2005: Condannati 5 attivisti per i fatti del 2 giugno 04
- 1 giugno 2005: Condannati 12 attivisti, il 2 giugno tutti in piazza
- 3 giugno 2005: Il dissenso non si arresta

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