10.10.10

Il Bruno è un bene comune e non si tocca

Riapertura il 7 ottobre con 5 giornate per resistere alla crisi e cospirare alternativa

Viviamo nel tempo della crisi strutturale, una crisi profonda che non può essere letta solo attraverso le categorie dell’economico. Questa si presenta piuttosto come un “insieme di crisi” che non solo riduce drammaticamente i diritti nel mondo del lavoro e precarizza sempre più le nostre vite, ma come non mai produce devastazione ambientale e sociale, un immiserimento culturale e una guerra all’intelligenza che danno vita a sentimenti rancorosi e rigurgiti xenofobi, i quali riescono a insinuarsi nelle nostre comunità col risultato di provocare processi di desolidarizzazione che generano paura e insicurezza.

Proprio per il carattere nuovo, strutturale e al tempo stesso globale di questa crisi, nessuno può pensare che il territorio nel quale viviamo ci possa proteggere perché “piccolo” o perché abbia già sviluppato degli anticorpi tali da non subire la portata dei suoi effetti collaterali. In questo scenario, non apocalittico ma reale, che interroga tutti e ci parla di un presente che non fa intravedere un futuro migliore, sono necessari come l’aria buona luoghi dove poter immaginare, e costruire, un'altra società, altri modelli di sviluppo e di consumo.

E’ partendo da questo ragionamento collettivo, che identifica i centri sociali come dei luoghi dove resistere alla crisi e contemporaneamente dei beni comuni da costruire e innovare continuamente, che in questi giorni ci apprestiamo a riaprire “il Bruno” con cinque giornate ricche di appuntamenti. Arte, musica, cultura, mercato a km0, cinema, laboratori per bambini, buon cibo, animeranno gli spazi occupati di via Dogana per festeggiare quattro anni di vita vissuta tra lotte e sogni, desideri e concretezza, ma soprattutto per festeggiare un’idea che ha saputo radicarsi nel tessuto sociale della città fino a divenire una ricchezza imprescindibile.

Un bene comune, appunto, costruito da tutti coloro che sulla scia del movimento di Genova hanno voluto camminare insieme per dare vita a un'alternativa autonoma e libera, dove sperimentare percorsi di indipendenza - dalla produzione culturale e artistica a quella alimentare, fino a immaginare quella energetica - in una città che di luoghi vivi e pulsanti non ne avrà mai abbastanza.

Dal Centro sociale Bruno continuiamo il nostro cammino trasparenti, allegri e in movimento come l’acqua, pronti a raccogliere questa nuova sfida anche di fronte alla (s)vendita dello stabile che finirà in mano alla Cooperazione Trentina, certi che la nostra esperienza maturata attraverso l’incontro di generosità e intelligenza, di cooperazione e mutualismo, di corpi e creatività sarà in grado di affrontare con dignità e determinazione qualsiasi ostacolo le si ponga davanti.

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