30.1.07

Intervento sulla aggressione di sabato notte

Rassegna stampa dal Trentino del 29.01.'07:Urlano "finocchi" e poi li picchiano

Mentre l’ArciGay staccava dal muro la mostra che in questi giorni testimoniava la tragedia dell’”Omocausto”, due giovani vestiti di nero attraversavano il parco di Piazza Venezia diretti a colpire due ragazzi, “finocchi di merda”. A volte le parole fanno più male dei pugni, si assestano sullo stomaco e vibrano nella testa. Basta poco per essere di nuovo ridotti nel lager della discriminazione, un luogo che ogni gay ritrova nella memoria ancestrale, un ricordo nascosto che affiora nitido quando l’offesa colpisce il bersaglio. E a volte i simboli prendono la forma di una mano che ti rovescia la faccia: una svastica sul muro di una scuola che pochi giorni prima celebrava il ricordo della Shoah è sufficiente per sporcare il racconto del sacrificio di milioni di uomini e di donne

Lo sapevano che domenica si è celebrata la giornata della Memoria, che si ricordava l’atrocità della storia umana, la brutalità che ha srotolato chilometri di filo spinato attorno alla libertà e alla dignità di ebrei, di sinti e rom, di omosessuali e dissidenti politici. Coloro che due notti fa hanno picchiato e insultato due gay, quelli che a Rovereto hanno vergato una svastica sui muri della città, non hanno letto Primo Levi e Anna Frank, non conoscono approfonditamente la crudeltà della Storia e la “banalità del male”, ma i giornali li leggono, i titoli di più. Non sono organizzazioni fasciste quelle che aggrediscono e offendono, sono una cultura nuova che mette le radici nell’approssimazione di una storia nera. Sono solo il prodotto della contemporaneità: vuoti a perdere, gonfi solo delle parole che sentono qua e là, mossi delle dichiarazioni blasfeme che arrivano dallo scranno più a destra di un Consiglio Comunale o dal banchetto che raccoglie firme contro “negri” e “froci”.

Questi ragazzi normali traducono con freddezza il gelo delle idee che spesso trovano spazio nei titoli dei giornali che così illuminano il profilo lugubre dell’odio e del disprezzo; sono i figli del mancato coraggio di un sindaco che non ha abbracciato il presidente dell’ArciGay trentino quando il consigliere Giuliana lo ha definito “sporcaccione pederasta”: quel giorno avrebbe dovuto dire “io sono gay”, senza la pretesa dell’incisività del famoso “Ich bin ein Berliner”, ma con il desiderio di partecipare la sofferenza di una comunità, con l’orgoglio di riconoscere a tutti la piena cittadinanza, la totale uguaglianza, con l’intento di isolare e condannare la sporcizia delle affermazioni del consigliere di Alleanza Nazionale - Fiamma Tricolore.

Gli autori di queste azioni sono, in fondo, le braccia ignoranti di un pensiero cattivo, di una sottile ma intensa pioggia di revisionismi, di teorie crudeli che si mescolano alla vita democratica attraverso la categoria della “libertà di espressione”.

Non sarà una legge che non ci farà più sentire le oscenità di chi nega l’Olocausto, e non saranno i Pacs ad impedire che il disprezzo colpisca ancora gay e lesbiche e transessuali. Occorre esercitare ogni giorno l’antifascismo, tappando la bocca con gli argomenti della libertà a quelli che, anche con tecniche democratiche, seminano pensieri nefasti: difendendoci non solo dalle azioni eclatanti e dalle sparate più grosse, ma respingendo qualsiasi scomunica che discrimini, qualsiasi anatema che condanni la diversità, ogni parola di odio, ogni accenno di disprezzo.

Donatello Baldo / Csa Bruno

spigolisoprattutto.splinder.com

1 commento:

Anonimo ha detto...

questi non devono fare altro che vergognarsi.. ma come si fa?!